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"Sayonara nucleare", dopo Fukushima i giapponesi vogliono le rinnovabili

Manifestazione in piazza a Tokyo dopo che il primo ministro ha manifestato lʼintenzione di riattivare la centrale danneggiata dallo tsunami

Era l'11 marzo del 2011 quando la centrale nucleare di Fukushima subì quattro incidenti a causa dello tsunami che stava colpendo il Giappone. Quasi tre anni dopo si sono riuniti a Tokyo i giapponesi contrari al nucleare per il "No nukes day". I manifestanti chiedono a gran voce che "Fukushima non si ripeta ancora".

"Sayonara nucleare", dopo Fukushima i giapponesi vogliono le rinnovabili

Il governo vuole aprire di nuovo i reattori - Il premier conservatore Shinzo Abe è intenzionato a riavviare i reattori fermati nel dopo Fukushima, almeno quella parte dei 48 attualmente esistenti in Giappone che avranno superato i test "rafforzati" sulla sicurezza. Una mossa per contenere le importazioni di petrolio e gas che danneggiano la terza economia del pianeta. Ma i manifestanti si oppongono. Il 35enne Sayako Kawashima dice: "Non sono d'accordo. E' l'occasione per puntare sulle fonti rinnovabili".

Sulle cause del disastro, è arrivato di recente il report degli esperti della Atomic Energy Society of Japan: "Le funzioni di sicurezza non furono particolarmente danneggiate dal terremoto (prima che lo tsunami colpisse la struttura). La causa diretta dell'incidente furono le misure insufficienti per affrontare tsunami, incidenti gravi ed emergenze".

Le radiazioni continuano - Il movimento "Sayonara Genpatsu", addio alle centrali e al nucleare, ha visto tra i promotori il Nobel per la Letteratura, Kenzaburo Oe e Ryuichi Sakamoto, attore e compositore, vincitore dell'Oscar con "L'ultimo imperatore". Quest'ultimo, poco prima dell'avvio del corteo, ha rimarcato che "l'incidente di Fukushima continua ancora oggi", con riferimento alla contaminazione e alle migliaia di persone ancora evacuate.

Abbattendosi sul Nordest del Paese, l'onda anomala di oltre 15 metri colpì l'impianto di Fukushima dando origine alla crisi nucleare, la peggiore dopo quella di Cernobyl del 1986. La centrale danneggiata, in una situazione ancora precaria visti i tre reattori con il nucleo parzialmente fuso, continua a rilasciare radiazioni in aria e mare, mentre per il decommissariamento ci vorranno tra i trenta e i quarant'anni.