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Lavoro: in Italia i giovani che né studiano né lavorano sono quasi 2,5 milioni

Secondo lʼEurofound, nel nostro Paese i neet sono il 22,1% della popolazione dʼetà compresa tra i 15 e i 24 anni

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ansa

Qualche giorno fa, la Commissione bilancio del Parlamento europeo ha proposto di aumentare i fondi per la Youth Employment Initiative, il programma attraverso il quale l'Unione europea vuole aiutare i giovani – i neet, in particolare – a trovare un impiego o iniziare un'attività di formazione.

La Commissione bilancio del Parlamento europeo ha chiesto di stanziare 473 milioni di euro in più rispetto al miliardo e 50 milioni previsto dalla proposta del Consiglio europeo (il 2,2% in più rispetto al 2015).

Attraverso la Youth Employment Initiative, l'Unione europea vuole aiutare i giovani e in particolare i neet (acronimo che sta per Not in Education, Employment or Training) – ovvero i giovani d'età compresa tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano –, a trovare un impiego o iniziare un'attività formativa. Quello dei neet è un problema comune a tutti gli Stati membri dell'Unione, del resto.

Tuttavia, secondo l'Eurofound, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, una manciata di Paesi – tra cui l'Italia, la Spagna, la Grecia, la Bulgaria e la Croazia – presentano le situazioni più critiche.

In particolare, secondo il rapporto Social inclusion of young people dell'Eurofound, basato sull'elaborazione dei dati Eurostat, in Italia i giovani che né studiano né lavorano sono 2.431.415 e sono passati dal 16,2% del 2007 al 22,1% del 2014.

L'Eurofound ha invitato così a seguire l'esempio di Svezia, dove i giovani vengono stimolati ad attivarsi alla ricerca di un impiego, e della Finlandia. La garanzia per i giovani finlandese ha permesso di ridurre la disoccupazione giovanile e di offrire all'83,5% dei giovani partecipanti un posto di lavoro, un tirocinio, un apprendistato o un ulteriore corso di studi entro tre mesi dall'iscrizione al programma.