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Temi del momento

Lo scenario per lo yuan cinese

di Mario Galli, partner di Gm Consulenza (www.forexgm.com)

I temi legati alla Cina in generale ed alla moneta cinese, in particolare, da tempo sovrastano fatti e notizie di fonte statunitense, per la loro capacità d’influenzare il comportamento dei mercati finanziari, il futuro corso dell’economia mondiale.

Le pressioni straniere per una rivalutazione e libera fluttuazione dello yuan, per una maggiore apertura dei mercati cinesi, hanno visto Pechino costantemente sulle difensive, perché i rischi connessi ad una simile evoluzione delle cose recano anche una potenziale instabilità ad un sistema che la Cina ha sapientemente e lentamente costruito, ottenendo risultati straordinari.

Il “collaudo” della struttura, tuttavia, è ormai alle porte, con rischi sul versante interno, ricadute sulle economie di altri paesi, possibili tensioni sui mercati internazionali, vista l’importanza di questo fattore e visto che i fatti si svolgono nel contesto di una storica crisi economica e finanziaria internazionale, destinata a portare il pianeta verso nuovi equilibri. Tale crisi, che ha la conseguenza di accrescere la competizione internazionale, in un contesto di minor domanda globale, giunge nel momento sbagliato, soprattutto per la Cina, visto che è verosimile che in futuro molti paesi cerchino di far leva anche sull’indebolimento delle loro monete, allo scopo di rilanciare le loro economie.

Il tema “caldo” di questi giorni, ovvero la rivalutazione dello yuan, con sganciamento dal dollaro, è in parte il risultato di un crescendo di tensione nei rapporti con gli USA. Le elezioni di novembre hanno spinto l’amministrazione statunitense a rilanciare la questione, visto lo stato dell’economia e dell’occupazione nel Paese. Tale tema, tuttavia, vede ora l’inattesa presenza di un imprevedibile catalizzatore, un fattore tutto economico e finanziario che preme sensibilmente nella direzione di un rafforzamento dello yuan. Si tratta della situazione europea e del pesante prezzo pagato dall’euro negli ultimi mesi, a causa del rapido e violento propagarsi della crisi. Proprio il legame tra yuan e dollaro, così benefico per la moneta cinese, negli ultimi anni, ha portato ad un netto indebolimento del rapporto tra euro e yuan (EUR/CNY) facendo salire il prezzo di quest’ultimo di circa il 14% ed aprendo la strada, di fatto ad una vera e più diffusa rivalutazione, basata sulla forza del mercato.

Nonostante tutto, al di là di proclami e dichiarazioni ufficiali, è verosimile che l’apprezzamento dello yuan verso dollaro, nel breve termine, resti nell’ambito dei numeri ad una cifra, non oltre il 3-5%, con probabili promesse di nuove rivalutazioni, anno per anno, per contenere il più possibile gli effetti negativi di un apprezzamento maggiore sull’export del colosso asiatico. Sul versante dei vantaggi di una rivalutazione, al contrario, bisogna dire che, vista l’importanza strategica dell’approvvigionamento di materie prime (in particolare ferro, carbone) l’interesse cinese per una moneta più forte, soprattutto verso quelle dei paesi produttori delle commodities più utilizzate (Australia, Brasile) dovrebbe finire per prevalere.

Molti sono i nodi critici con riferimento alle variabili valutarie e monetarie cinesi ed alle loro implicazioni per il resto del mondo. La rivalutazione dello yuan potrebbe avere un impatto sensibile sull’inflazione di altri paesi, con conseguenti rischi per politiche monetarie tuttora ancorate a tassi prossimi a zero. Anche l’assetto dell’area asiatica potrebbe risentirne, in modo marcato. Il costante apprezzamento dello yen giapponese, negli ultimi tempi deriva, almeno in parte, dal vantaggio che il Giappone potrà trarre da un aumentato potere d’acquisto cinese e da una maggior competitività del proprio sistema industriale nell’area, anche se ci sono forti timori che l’apprezzamento della moneta cinese possa recare un effetto deprimente all’economia del lontano Oriente, dovuta al possibile rallentamento cinese.

I fattori con cui la Cina dovrà presto fare i conti, nella prospettiva del rafforzamento della propria moneta, sono vari e su più versanti. In gioco ci sono la sua funzione di polo d’attrazione degli investimenti, i pericolosi movimenti dei capitali speculativi (c.d. “hot money”) che per tanto tempo hanno cercato varchi nelle frontiere, l’andamento di prezzi e consumi interni, i possibili effetti negativi sul versante export.

Le ancora tenaci resistenze cinesi verso una forte rivalutazione della propria moneta (ed in futuro verso una sua libera fluttuazione e totale apertura dei propri mercati finanziari) derivano, probabilmente, anche da altre due ragioni fondamentali. Nei decenni passati la Cina ha imparato tutte le lezioni dalle crisi internazionali, con particolare attenzione verso quelle che hanno coinvolto i paesi meno sviluppati ed ha imparato a diffidare delle eccessive aperture dei mercati finanziari, troppe volte strumento per regolare i conti, nella partita della politica internazionale, nel momento in cui certi equilibri del potere economico stavano mutando (si pensi in particolare alle tragiche crisi asiatiche degli anni 90 ma anche a quelle che hanno coinvolto altri paesi come Russia, Brasile, Argentina).

Da un altro punto di vista, la rivalutazione dello yuan e le altre future svolte in campo finanziario, aprono le porte ad una maggior trasparenza del sistema finanziario e bancario cinese, del colossale apparato misto di stato e mercato che ancora connota la struttura economico-finanziaria della nazione, verso il resto del mondo. Una certa diffidenza, pertanto, appare naturale.