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Quando la calunnia on line ti rovina la vita

La storia di Alfredo, diffamato sul web dalla falsa accusa di essere un pedofilo: "Ora temo per la mia incolumità"

Quando la calunnia on line ti rovina la vita - foto 1
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Ad Alfredo, barista ventiquattrenne di Collecchio, nel Parmense, la vita è cambiata in una notte. Era andato a dormire tranquillo e si è risvegliato con oltre 300 chiamate sul cellulare e più di 250 tra mail e messaggi in chat di perfetti sconosciuti che lo attaccavano con frasi cariche di insulti e livore. Cosa è successo in quelle poche ore? Qualcuno - non si sa ancora chi - ha preso dai social la sua foto e lo ha indicato come pedofilo, invitando gli internauti a condividere la gogna mediatica per fermare il presunto "orco". In soli quattro giorni, la calunnia on line veicolata da Facebook è stata ripresa da oltre duecentomila utenti, tanto da trascendere i limiti della virtualità e riverberarsi nella sua vita reale: "Ho paura per la mia incolumità: mi hanno imbrattato le vetrine con scritte ingiuriose", racconta la vittima di questo attacco.
"Il problema è che non sai come difenderti perché la bufala ormai è circolata, nessuno ti crede e sei l'unico che ci mette la faccia, tutti gli altri si nascondono invece dietro a un monitor", si sfoga Alfredo ai microfoni de "Le Iene". "Quando sono andato a denunciare la calunnia - continua - i poliziotti mi hanno subito riconosciuto: 'Ah, tu sei il ragazzo che tutti indicano come un pedofilo', ma non hanno potuto comunque far nulla per aiutarmi concretamente perché di mezzo c'è da fare una rogatoria internazionale. Ci vogliono mesi e nel frattempo sono un uomo morto".
Alfredo ha così deciso di farsi giustizia da sé, rivolgendosi a degli hacker. Tutto questo è accaduto proprio mentre la Camera approvava l'attesa legge sul cyberbullismo, ma la storia di Alfredo insegna che c'è ancora molto da fare per evitare altre gogne mediatiche che possono distruggere la vita, on line e non solo.