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Como, facevano sparire le multe: in manette cinque agenti della Polstrada

Sono accusati di falso, abuso dʼufficio e peculato

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Cinque agenti della polizia stradale di Como sono stati arrestati per falso, abuso d'ufficio e peculato nell'ambito di un'inchiesta su un giro di multe che sarebbero sparite o state cancellate, e per altri episodi in cui i poliziotti avrebbero ottenuto vantaggi personali. Il comandante Patrizio Compostella è finito agli arresti domiciliari assieme a tre agenti, mentre il vicecomandante Gian Piero Pisani è in custodia cautelare in carcere.

I reati contestati a vario titolo vanno dal peculato al falso, dall'abuso d'ufficio alla calunnia. In tutto sono 26 gli indagati dell'inchiesta, nell'ambito della quale la procura comasca ha anche chiesto la sospensione dal servizio di quattro persone, tre poliziotti e un funzionario della polizia locale di Como, per comportamenti contrari ai doveri di ufficio.

I dieci capi di imputazione rivelano, per la procura, un quadro di irregolarità a vari livelli, dal piccolo cabotaggio delle multe per divieto di sosta alle auto private dei poliziotti, fatte cancellare alla polizia locale di Como, all'utilizzo delle auto di servizio per andare a prendere i figli a scuola, sino a episodi più complessi. Una parte dell'inchiesta, quella che ipotizza il reato di falso, riguarda la "sparizione" di 1.500 contravvenzioni per eccesso di velocita' elevate dal sistema "tutor" lungo il tratto Milano-Bergamo dell'autostrada A4, forse il tratto autostradale più trafficato d'Italia.

Delle notifiche e della riscossione era incaricata proprio la Stradale di Como che, secondo l'accusa, dal 2009 al 2013 avrebbe tuttavia evitato di procedere falsificando il data base nazionale. In pratica, ai computer veniva fatto risultare che per queste 1.500 contravvenzioni erano giacenti ricorsi in realtà inesistenti, per cui non si poteva procedere a notifiche e riscossioni. Una condotta che per la Procura configura il reato di falso e aprirà probabilmente le porte di un procedimento contabile per danno erariale.

Tra le accuse figurano tre episodi di utilizzo di auto di servizio per motivi personali, poi la cancellazione di multe per divieto di sosta, eccesso di velocità e passaggio con il semaforo rosso, in alcuni casi attestando falsamente che i veicoli privati multati erano utilizzati per motivi di servizio. La procura contesta inoltre la correzione di un verbale di un incidente stradale in cui è rimasto coinvolto il figlio di un dirigente della questura, attraverso la quale la responsabilità del sinistro sarebbe stata invertita per "salvare" il giovane.