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Roma, colpisce con una mannaia i tre figli e poi si impicca: due bimbi morti e una grave

La donna ha ferito il marito al culmine di una lite; poi, quando lui è andato in ospedale, ha ucciso i bambini. La disperazione dellʼuomo, che al Pronto soccorso aveva raccontato di essere stato vittima di un tentativo di rapina: "Volevo proteggerla, non immaginavo questo"

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ansa

Alba tragica a Roma: Khadia Fatkhani ha colpito con una mannaia i suoi tre figli in casa. Il corpo della donna è stato trovato riverso in una vasca da bagno mentre i cadaveri dei bambini (di 9 e 3 anni) sono stati rinvenuti in un'altra camera. Una terza bimba, di 5 anni, è stata trasportata in ospedale dove è stata operata e versa in gravi condizioni. Il marito della marocchina era ricoverato in ospedale da domenica notte, ferito dalla moglie.

Roma, colpisce con una mannaia i tre figli e poi si impicca: due bimbi morti e una grave

Ai medici il 43enne marocchino ha raccontato di essere stato ferito "nel corso di un tentativo di rapina" sotto casa, vicino a piazza San Giovanni, per coprire la moglie che ha sferrato il fendente contro di lui al culmine di una lite. Quando gli è stato detto che la moglie aveva ucciso i bambini, si è disperato: "Volevo proteggerla, non immaginavo questo".

Da un primo esame sui cadaveri dei bambini è emerso che sarebbero stati ripetutamente colpiti con un'arma da taglio all'alba. Anche la piccola, che è stata operata, presenta al collo una ferita da arma da taglio. Si tratterebbe di un tragedia familiare: sarebbe stata la madre a colpire i bimbi con una mannaia, trovata in casa sporca di sangue.

La 42enne avrebbe prima colpito il marito, poi, quando l'uomo si è recato in ospedale per farsi medicare, avrebbe sfogato la sua rabbia sui tre figli. La marocchina infine si è tolta la vita, impiccandosi. La ferita alla gola sarebbe stata causata dalla pressione di una cinta sul corpo. La donna è stata trovata con parte della cintura ancora al collo e parte attaccata allo scaldabagno. Nella stanza è stato trovato un coltello, anch'esso sporco di sangue.

Al piano terra dell'edificio, la cui facciata è semicoperta da una impalcatura, ci sono i locali del centro sociale occupato Sans Papiers. La famiglia viveva al quarto piano. Gli agenti hanno ascoltato i vicini di casa (sudamericani, nordafricani, immigrati dall'est Europa) per ricostruire la dinamica dei fatti accaduti nell'appartamento "mattatoio", come è stato definito dagli inquirenti.