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Giallo di Marcheno, "Ghirardini non si è ucciso, abbiamo le prove"

La famiglia dellʼoperaio della fonderia Bozzoli ha fatto analizzare lʼautopsia da un medico legale di fiducia

"Abbiamo le prove, Giuseppe Ghirardini non si è ammazzato".

Ad annunciare quella che potrebbe essere una grande svolta nel giallo di Marcheno è Roberto Stefana, portavoce delle sorelle dell'operaio della fonderia Bozzoli, nel Bresciano, scomparso il 14 ottobre dello scorso anno e ritrovato morto avvelenato con il cianuro il 18 ottobre, esattamente dieci giorni dopo la sparizione misteriosa del suo datore di lavoro Mario Bozzoli.

La perizia dei consulenti Un medico legale incaricato dalla famiglia Ghirardini ha analizzato l'autopsia svolta sul corpo dell'operaio, che era stato uno tra gli ultimi a vedere Mario Bozzoli ancora in vita la sera dell'8 ottobre. Secondo la perizia, l'uomo sarebbe stato costretto a togliersi la vita con il cianuro. Lunedì il consulente terminerà il lavoro e poi i familiari incontreranno il pm Alberto Rossi per presentargli le sue conclusioni. Il portavoce fa sapere che non ci sarà alcuna richiesta di riesumazione del cadavere dell'operaio, perchè le prove che hanno sono sufficienti.

Se per Ghirardini parrebbe esserci una svolta, non è lo stesso per Mario Bozzoli. La sua scomparsa è ancora avvolta nel mistero. Per gli inquirenti l'imprenditore è stato ucciso nell'azienda e poi qualcuno ha fatto sparire il suo corpo. I principali indagati restano i due operai Oscar Maggi e Aboagye Akwasi e i due nipoti Alex e Giacomo Bozzoli, che continuano a dichiararsi innocenti e contro cui non sono emerse prove decisive.