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2mila persone in stato vegetativo

Dati diffusi dal ministero Sanità

Sono più di 2mila in Italia i pazienti in stato vegetativo.

E' il dato diffuso da una apposita commissione del ministero della Salute per fare il punto sull'assistenza sanitaria necessaria per questi casi. Ogni anno si calcola inoltre che, su circa 20mila persone che entrano in coma per incidenti stradali o sul lavoro, ictus, arresti cardiaci, oltre un terzo ne esce senza riportare danni permanenti. Circa il 50% di chi si risveglia resta disabile.

Per più di 500 pazienti inoltre il coma evolve in stato vegetativo, più o meno lungo, talvolta permanente. Come è successo a Eluana Englaro, tenuta in vita per 17 anni attraverso il trattamento di idratazione e alimentazione. I centri dedicati ai pazienti in stato vegetativo cronico in Italia sono solo una quarantina, per un totale di oltre 300 posti letto. La maggior parte delle strutture e' concentrata nelle regioni del Nord Italia.

Ma lo stato vegetativo persistente non è il coma o la morte cerebrale. A precisare il significato di ciascun termine, a volte usato in maniera impropria è il Centro nazionale trapianti (Cnt).

COMA
E' una condizione clinica complessa, che deriva da un'alterazione del regolare funzionamento del cervello con compromissione dello stato di coscienza. Nel coma, anche nei casi più gravi, le cellule cerebrali sono vive ed emettono un segnale elettrico rilevabile attraverso l'elettroencefalogramma o altre esami. Il coma comprende più stadi di diversa gravità, incluso lo stato vegetativo persistente, ma è comunque una situazione dinamica, che può variare sia in senso regressivo, sia in senso progressivo. In questi casi, tuttavia, siamo in presenza di pazienti vivi, sui quali si deve attuare qualsiasi presidio terapeutico che sia in grado di curarli. 

STATO VEGETATIVO
Nello stato vegetativo persistente, spesso confuso con la morte cerebrale, le cellule cerebrali sono vive e mandano segnali elettrici evidenziati in modo chiaro dall'elettroencefalogramma. Queste caratteristiche si riflettono in diverse condizioni biologiche con precisi riscontri sul piano clinico: nello stato vegetativo persistente il paziente può respirare in modo autonomo; mantiene una vitalità circolatoria, respiratoria e metabolica e un controllo sulle cosiddette funzioni vegetative. E le sue funzioni cerebrali mantengono una certa vitalità, sebbene ridotta.

MORTE CEREBRALE
Nella morte encefalica il soggetto perde in modo irreversibile la capacità di respirare e tutte le funzioni encefaliche: non ha controllo sulle funzioni vegetative. Le cellule cerebrali sono morte, non mandano segnale elettrico e l'encefalogramma risulta piatto. In tal caso il cervello non solo è danneggiato sul piano della funzionalità e della percezione, ma anche su quello anatomico perché le cellule morte cominciano a decomporsi e gli enzimi che si liberano, conseguenza di questa decomposizione, aggrediscono e demoliscono le altre cellule innescando un meccanismo inarrestabile. La morte cerebrale è uno stato irreversibile, irreparabile e definitivo che coincide con la morte della persona.