dall’agroalimentare alla chimica verde

La bioeconomia vale 3.042 miliardi in Europa, in Italia è un mercato da 426,8 miliardi

Secondo il rapporto Intesa Sanpaolo–Spring, nel 2024 ha pesato per l’8,7% del Pil Ue e per il 10% della produzione italiana

18 Giu 2025 - 12:11
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Nel 2024 il valore della Bioeconomia nell’Unione Europea a 27 si è attestato a 3.042 miliardi di euro, pari all’8,7% dell’intera economia continentale, con oltre 17 milioni di addetti. Lo rileva l’undicesima edizione del Rapporto "La Bioeconomia in Europa", redatto da Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster Spring e con il contributo di Srm. In Italia, il settore ha generato 426,8 miliardi di euro di output, pari a circa il 10% della produzione nazionale e il 7,7% dell’occupazione. Il nostro Paese si conferma tra i leader europei, con una quota del 14% del totale UE. La filiera agroalimentare continua a trainare, mentre emergono nuove potenzialità nei comparti bio-based come chimica, plastica e packaging.

Italia protagonista

 Nonostante un lieve calo dello 0,4% rispetto al 2023 (a prezzi correnti), l’Italia mantiene un peso importante nel panorama europeo. Il rallentamento è dovuto a performance eterogenee: bene l’agroalimentare, in difficoltà invece moda, legno e mobili. Il valore della Bioeconomia italiana resta comunque superiore alla media Ue, segno di una forte specializzazione.

Sud e aree interne

 Secondo l’analisi condotta da SRM, la Bioeconomia può essere motore di crescita sostenibile per le Aree Interne, in particolare nel Mezzogiorno. Questi territori, ricchi di biodiversità e vocati ad agricoltura non intensiva, possono diventare strategici non solo in termini produttivi, ma anche per custodire servizi ecosistemici e modelli innovativi di sviluppo.

Packaging bio-based

 Cresce il ruolo delle materie prime rinnovabili anche nel settore degli imballaggi in plastica. Secondo un’indagine condotta da Intesa Sanpaolo su 171 imprese, quasi la metà utilizza già input bio-based e il 40% ne impiega in misura superiore al 30%. Tra le aziende che ancora non li usano, il 23% prevede di introdurli a breve, mentre il 68% di chi li impiega marginalmente vuole aumentare la quota. Competitività e pressione del mercato sono i principali driver di questa trasformazione.

Innovazione e normativa

 Il 55% delle imprese bio-based fa attività di ricerca e sviluppo (contro il 24% delle non bio-based), a conferma di una maggiore propensione all’innovazione. Inoltre, il 59% ha modificato la gamma dei prodotti in risposta a nuove normative ambientali. Il quadro regolatorio si conferma quindi determinante per orientare le scelte strategiche del settore.

L’Europa verso una strategia comune

 Il Clean Industrial Deal della Commissione Ue riconosce la centralità della Bioeconomia per costruire un’economia competitiva e sostenibile. Attesa entro fine 2025, la revisione della Strategia europea sulla Bioeconomia potrebbe imprimere una svolta, promuovendo l’adozione di materiali bio-based e riducendo le dipendenze dall’estero.

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