Grande sostenitrice e donatrice della campagna elettorale del presidente americano, l'ottantenne israelo-americana ha convinto il tycoon a fare del rilascio degli ostaggi una priorità. Ma non solo
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Dietro l'accordo di pace per Gaza che ha portato alla liberazione di tutti gli ostaggi israeliani che erano ancora nelle mani di Hamas, ci sarebbe anche lo "zampino" di una miliardaria israelo-americana citata dallo stesso Donald Trump alla Knesset. Stiamo parlando di Miriam Adelson, ottantenne vedova del re dei casinò Shledon Adelson e grande sostenitrice del tycoon durante tutte le sue campagne elettorali presidenziali. Nel passaggio del suo discorso dedicato ai ringraziamenti, dopo i vari segretari statunitensi il presidente ha citato anche il nome della Adelson, facendola alzare in piedi dai banchi del Parlamento israeliano per ricevere una standing ovation. Ma perché tutto questo clamore?
Con il suo celebre look da popstar, gli occhialini tondi e i capelli bianchi lunghi, fino a un istante prima Adelson era stata ad ascoltare attenta il discorso di Trump alla Knesset applaudendo in silenzio. Poi la celebrazione pubblica, davanti alle telecamere di mezzo mondo.
"Guardatela là, se ne sta seduta tranquilla e innocente. Ma ha sessanta miliardi in banca. Sessanta miliardi", ha detto Trump indicando la sua sostenitrice nell'Assemblea della Knesset. "La metterò nei guai con questa storia, ma una volta le ho chiesto: allora Miriam, so che ami Israele. Cosa ami di più, gli Stati Uniti o Israele?'. Lei si è rifiutata di rispondere. Questo significa che potrebbe essere un problema, devo dire", ha ironizzato, tra le risate soffocate nell'Aula.
Con le sue mega donazioni, la fresca ottantenne (compiuti il 10 ottobre) ha contribuito a spingere Trump per due volte verso la Casa Bianca. Esattamente un anno fa, nell'ottobre 2024, ha donato alla campagna del tycoon oltre 100 milioni di dollari tramite la sua Super Pac "Preserve America", cioè un comitato di azione politica indipendente autorizzato a raccogliere fondi potenzialmente illimitati per scopi di pubblicità elettorale. Dottoressa e filantropa, Miriam Adelson gestisce un patrimonio stimato tra i 35 e i 40 miliardi di dollari. Nata a Tel Aviv nel 1945 da genitori emigrati dalla Polonia e cresciuta a Haifa, è una delle principali finanziatrici dell'attività politica pro-Israele e una donatrice per le cause ebraiche, oltre che essere l'editrice del diffusissimo quotidiano gratuito Israel Hayom (letterale: "Israele oggi"). Nel 1991 ha sposato Sheldon Adelson, magnate del settore dei casinò, che aveva trasformato la corporazione Las Vegas Sands in un impero del gioco d'azzardo con succursali e resort non solo negli Usa, ma anche a Singapore e Macao. All'epoca del matrimonio, Miriam possedeva già la quota maggiore del capitale azionario della società, ma dopo la morte del marito ha assunto il controllo totale della Las Vegas Sands. È anche proprietaria della squadra di basket dei Dallas Mavericks.
Da circa 15 anni, Miriam Adelson è stata una delle maggiori donatrici individuali del Partito Repubblicano e dal 2016 è una delle più importanti sostenitrici finanziarie di Donald Trump. Col marito ha effettuato la donazione più grande alla sua campagna elettorale del 2016, all'inaugurazione presidenziale, al fondo di difesa del tycoon contro l'indagine di Robert Mueller sul Russiagate e alla campagna successiva del 2020. La miliardaria è diventata poi la terza più grande donatrice per la candidatura di Trump alle elezioni del 2024, donando un totale di 106 milioni di dollari. Nel 2018 Trump le ha conferito la Medaglia presidenziale della libertà (Presidential Medal of Freedom), la più alta onorificenza civile degli Stati Uniti insieme alla Medaglia d'Oro del Congresso. Trump racconta spesso di come gli Adelson gli facessero visita alla Casa Bianca durante il suo primo mandato, chiedendogli di sostenere politiche filo-israeliane. Il tycoon ha ribadito questa affermazione di recente: "Miriam e Sheldon venivano nello Studio Oval e mi chiamavano continuamente. Credo che siano venuti alla Casa Bianca più di chiunque altro". Gli Adelson hanno da tempo una notevole influenza sui conservatori statunitensi e sulla nuova destra che sta sviluppando un nazionalismo molto legato al millenarismo religioso.
Miriam Adelson, i cui due figli vivono in Israele, ha svolto un ruolo cruciale come intermediaria per le famiglie degli ostaggi israeliani, aiutandole a illustrare il loro caso direttamente a Donald Trump. Molti parenti dei prigionieri nelle mani di Hamas hanno poi rivelato di aver intrattenuto un dialogo quotidiano con la miliardaria. L'impegno di Adelson avrebbe così contribuito a convincere il presidente americano a porre in cima alla lista delle priorità il rilascio degli ostaggi, facendone un cardine per il piano di pace per il Medioriente.
Il sostegno della Adelson alla causa israeliana cela però anche punti più oscuri, come l'impegno profuso per convincere la Casa Bianca a riconoscere l'annessione della Cisgiordania da parte dello Stato ebraico.Assieme al marito, ha spinto Trump a spostare l'ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme nel 2016 e a riconoscere il controllo israeliano sulle Alture del Golan occupate in Siria durante il suo primo mandato. Non è tutto: Miriam Adelson ha inoltre sostenuto la dura repressione compiuta nel 2024 contro gli studenti universitari pro-Palestina in America, liquidando le proteste su Forbes Israel come "raccapriccianti raduni di musulmani radicali e attivisti del movimento Black Lives Matter, ultra-progressisti e agitatori di carriera, niente di meno che feste di strada".
La posizione di Miriam Adelson si è poi irrigidita dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Ha scritto una rubrica sul suo Israel Hayom, uno dei quotidiani israeliani più letti, in cui chiedeva di respingere le critiche allo Stato ebraico in tutto il mondo. "I sostenitori stranieri di Hamas sono i nostri nemici, sono sostenitori ideologici in Occidente di coloro che farebbero di tutto per sradicarci dal Medioriente. E, in quanto tali, dovrebbero essere morti per noi", scrisse l'anno scorso. Il suo sostegno a Trump e al partito repubblicano le ha fatto guadagnare forti legami con la Casa Bianca, poi sfruttati per influenzare gli esiti delle trattative per il rilascio degli ostaggi.
Per anni in patria Miriam Adelson è stata guardata con sospetto, perché lei e il defunto marito erano considerati sinonimo della sopravvivenza politica di Benjamin Netanyahu. La situazione si è ribaltata quando Bibi è stato beccato a trattare con l'editore del giornale Yedioth Ahronoth, per limitare la portata di Israel Hayom in cambio di una copertura a lui più favorevole. Miri l'ha vissuta come un "tradimento personale". Durante la sua testimonianza nel processo per corruzione contro il premier, Miriam Adelson ha citato una conversazione con Sara Netanyahu: "Mi ha detto che se l'Iran ottiene armi nucleari e Israele viene annientato, la colpa sarà mia perché non sto difendendo abbastanza Bibi". Nonostante le donazioni milionarie per sostenerlo. Ora l'influenza della Adelson ha incominciato ad essere più chiara per gli israeliani. Che non la vedono più come una potente sostenitrice della destra con fini personali, ma come una riservata donna di potere che non vuole apparire ma che ha fatto di tutto per la liberazione degli ostaggi. Immagine oleografica e zeppa di retorica, ma estremamente efficace. La miliardaria ha incontrato i familiari, si è spesa ovunque per trovare una soluzione e far uscire Israele dallo stallo politico ed emotivo in cui era fino al ritorno in patria dei rapiti.