Firmato in Egitto l'accordo di pace per Gaza, Trump ai leader: "Oggi abbiamo cambiato la storia"
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Rilasciati dal gruppo armato tutti i venti ostaggi israeliani ancora in vita e le prime quattro salme. Come previsto dall'accordo, liberati quasi duemila detenuti palestinesi: i bus con a bordo i prigionieri sono arrivati a Ramallah
di Redazione onlineDonald Trump ha firmato l'accordo di pace per Gaza a Sharm el Sheik. Trump sceglie il Mar Rosso per proclamare il suo successo diplomatico più ambizioso: a Sharm el-Sheikh, di fronte a una platea di oltre trenta leader internazionali, il presidente Usa firma l'accordo per il cessate il fuoco a Gaza e inaugura la "fase 2" della strategia per il Medio Oriente. "È una giornata storica, la più importante per la pace nella regione degli ultimi 50 anni", afferma, con accanto il padrone di casa Abdel Fattah al-Sisi e la premier italiana Giorgia Meloni. L'intesa, costruita sotto regia Usa-Egitto, prevede ora il lancio della ricostruzione della Striscia. Al Cairo, già a novembre, un nuovo summit definirà i prossimi passi. Ma non mancano i punti critici. Trump apre a un ruolo temporaneo di Hamas come forza di polizia sul territorio: "Abbiamo dato l'approvazione per un periodo di tempo". Un compromesso che solleva interrogativi, soprattutto dopo che i miliziani hanno ripreso a pattugliare le strade devastate. La composizione del Board di transizione resta da definire, anche se lo stesso Trump nomina l'egiziano al-Sisi come primo candidato. Il tycoon americano allarga la visione: rilancia l'idea di un allargamento degli Accordi di Abramo e tende la mano all'Iran – che ha declinato l'invito al vertice – parlando di "futuro di cooperazione". L'Italia si dice pronta a rafforzare la propria presenza, anche sul piano della sicurezza: "Se arriverà una risoluzione Onu, siamo disponibili a implementare la presenza dei carabinieri", annuncia Meloni. La Francia, per voce di Emmanuel Macron, propone una conferenza umanitaria a Parigi per sostenere l'Autorità Palestinese. Intanto resta alta la tensione diplomatica: l'assenza di Netanyahu, che ha cancellato all'ultimo il viaggio per la festività ebraica di Simchat Torah, ha evitato una crisi in extremis, dopo le minacce di abbandono del summit da parte di Turchia e Iraq.
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