il dato a sorpresa

Non tutti i Neet sono sfaticati: uno su quattro cerca lavoro ma in modo alternativo

La ricerca Dedalo di Fondazione Gi Group smonta lo stereotipo: il 28% dei giovani inattivi si muove per trovare un'occupazione, ma usa canali diversi a seconda dell'area geografica e del titolo di studio

05 Nov 2025 - 10:32

Parlare di Neet che cercano lavoro può sembrare una contraddizione. Eppure i numeri raccontano una storia diversa dallo stereotipo del giovane privo di iniziativa. Secondo il progetto Dedalo di Fondazione Gi Group, realizzato in partnership con l'Osservatorio Giovani dell'Istituto Toniolo, circa il 28% dei cosiddetti "Not in Education, Employment or Training" è attivamente alla ricerca di un'occupazione. Si tratta di quasi uno su quattro, suddivisi tra disoccupati di breve periodo (meno di un anno) e di lungo periodo (oltre un anno). Il dato smonta l'immagine comune e sottolinea come dietro l'acronimo si nascondano storie e vissuti profondamente diversi, che richiedono interventi mirati e non generalizzazioni.

Amici e parenti battono gli annunci

 Ma come si muovono questi giovani nella ricerca di lavoro? La modalità privilegiata passa attraverso i contatti personali: il 72% attiva relazioni con amici ed ex colleghi, mentre il 64% si rivolge a parenti e familiari. Un sistema basato più sulle conoscenze che sulle competenze.

Le differenze geografiche sono marcate. Al Sud e nelle Isole si registrano percentuali superiori nell'uso delle reti personali, con un divario anche di dieci punti rispetto al Nord Ovest e al Nord Est. Qui i giovani disoccupati preferiscono strategie più strutturate: l'invio del curriculum vitae raggiunge il 78% (contro una media nazionale del 62%), mentre l'esame delle offerte di lavoro arriva all'80% (rispetto al 60% della media).

Il peso del titolo di studio

Il livello d'istruzione incide profondamente sulle strategie di ricerca. Per chi ha al massimo la licenza media, amici e familiari rappresentano il canale principale: rispettivamente l'80% e il 71% dei casi. Tra i laureati, invece, questi canali scendono al 53% e al 48%, mentre salgono prepotentemente l'invio del CV (70%) e l'esame delle offerte (67%).

Anche la partecipazione ai concorsi pubblici riflette questo divario: solo l'11% dei Neet considera questa opzione, ma tra i laureati la percentuale sale al 24%, contro il 4% di chi ha solo la licenza media. Al Sud i concorsi pubblici sono più considerati (15%) rispetto al Nord Est e Nord Ovest (4% e 7%).

Centri per l'impiego sottoutilizzati

 Sorprende il dato sui centri per l'impiego, utilizzati solo dal 29% dei Neet in cerca di lavoro. Il canale viene percepito come più efficace al Nord Est (36%), mentre al Nord Ovest è particolarmente sottovalutato (23%). Anche qui emerge una correlazione negativa con la scolarità: lo usa il 32% dei diplomati e il 27% di chi ha la licenza media, ma solo il 22% dei laureati.

Orientamento come leva sociale

 "Questi dati evidenziano la necessità di approfondire il fenomeno nel nostro Paese", afferma Chiara Violini, presidente di Fondazione Gi Group. "A partire da una comprensione puntuale delle diverse vulnerabilità che attraversano la popolazione giovanile, dobbiamo definire azioni mirate capaci di accompagnare i giovani Neet verso il reinserimento nei percorsi di studio, formazione e lavoro".

Secondo Violini, l'orientamento deve diventare "una leva di uguaglianza sociale, in grado di offrire pari opportunità di supporto a tutti i ragazzi e le ragazze. Non possiamo, come Paese, delegare alle sole famiglie o alle reti di conoscenza il compito di orientare i giovani. Rischieremmo di limitare il potenziale di chi, già in condizione di marginalità, cresce in contesti meno ricchi di stimoli e opportunità". Il progetto Dedalo introduce una metodologia che, elaborando l'indagine Istat Forza di Lavoro, offre una lettura del fenomeno a una profondità senza precedenti, permettendo di cogliere l'eterogeneità e la complessità della condizione giovanile in Italia.