I Negramaro dal vivo a San Siro
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Dopo 25 anni passati tra palco e studio, la band si prende una pausa
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I Negramaro hanno deciso di prendersi una pausa dopo venticinque anni di carriera. L’annuncio arriva a qualche giorno dalla chiusura del tour nei Palasport, a supporto del loro ultimo disco "Free Love", ma prima di salutare il loro pubblico la band suonerà ancora dal vivo. Per l'estate 2026 hanno infatti messo in cantiere la tournèe estiva "Una storia ancora semplice", che toccherà le principali città italiane.
Un modo per tirare il fiato e riflettere sul loro percorso artistico, come ha spiegato il frontman Giuliano Sangiorgi a "La Repubblica". "Siamo partiti dal Salento, dove non c’erano strutture. Non si poteva uscire dallo schema reggae e pizzica, non c’erano i talent", ha ricordato. "Eravamo sei amici: io so di essere un sesto, ognuno di noi sa che conta un sesto. Abbiamo superato insieme momenti terribili, tante band si separano". Tra i momenti più difficili da affrontare per il gruppo, sicuramente l'ictus e il coma Lele Spedicato nel 2018. Il chitarrista per fortuna ne è uscito indenne e dopo un periodo di riabilitazione ha proseguito la sua avventura all'interno del gruppo.
"Io avrei potuto lasciare i Negramaro mille volte, non so nemmeno quante volte me lo abbiano proposto, ma noi siamo un simbolo sociale, una famiglia allargata, che è anche un simbolo culturale", ha sottolineato Giuliano. Prima della pausa c'è però ancora tempo per il tour estivo "Una storia ancora semplice", che si preannuncia sold-out.
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Sulla rincorsa al tutto esaurito, negli ultimi tempi, si è scatenato un acceso dibattito che ha coinvolto artisti e addetti ai lavori. "E' un’espressione abusata, che offusca anche l’anima artistica dei ragazzi perché li umilia", ha commentato il cantante. "La menata del sold out è da marketing, bisogna liberarsi da questo incubo. Se un artista è da stadio, lo è anche senza sold out. C’è il diritto all’ambizione dell’artista, ma non si può essere ossessionati da quel risultato. Abbiamo suonato davanti a cinque persone come a 500 mila. Il nostro sogno era suonare, non importava dove. L’emozione è stata sempre la stessa".