Lady Gaga e lo show colorato in Brasile
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Successo per il "Mayhem Ball" della popstar, uno spettacolo in quattro atti tra forte teatralità, grandi hit e un intenso momento acustico
di Massimo LongoniLady Gaga porta la sua ambiziosa opera gothic-pop a Milano e si conquista un altro pezzo di cuore del pubblico italiano. Grande successo per la prima del "Mayhem Ball" (si replica stasera), il nuovo spettacolare show della popstar: una produzione kolossal (22 ballerini sul palco oltre alla band, oltre 30 tir parcheggiati all'esterno...) che però limita ai soli visual e a qualche fiammata pirotecnica gli effetti speciali per incantare piuttosto con una teatralità da grande musical, anzi, da opera di altri tempi. E poi ovviamente le hit: per quelle Lady Gaga ha solo l'imbarazzo della scelta, da quelle dei primi tempi ai brani dell'ultimo album "Mahyem", che viene eseguito quasi nella sua interezza. Eppure in tanto sfoggio di grandezza produttiva e impatto sonoro, il momento più emozionante finisce con l'essere nel finale, quando la popstar da sola al piano esegue una versione da brividi di "Joanne", dedicata alla nonna, e di "The Edge of Glory". Quest'ultima cantata dopo aver incensato la sua amica Donatella Versace, presente in platea, "che durante gli alti e bassi della mia carriera, a differenza di molti altri, c'è sempre stata". Poi una promessa al suo pubblico: "Ormai sono vent'anni che canto e intendo esserci anche per i prossimi venti".
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Non sappiamo se il "Mayhem Ball" è, come hanno scritto diversi media britannici dopo le recenti date, "il concerto dell'anno". Sicuramente a questo giro Lady Gaga ha alzato l'asticella dell'ambizione fino al massimo punto raggiungibile al momento, in modo da realizzare un'opera che sembra dire in ogni suo momento: "La regina del pop sono io". Due ore e mezza di spettacolo diviso in quattro atti. Lo show è quello presentato la scorsa primavera, prima al Coachella Festival e poi nell'evento da record di Rio de Janeiro sulla spiaggia di Copacabana, dove a essere messa in scena è la battaglia tra due Gaga, ego e alter-ego, luce e ombra. Ma se il tema (e l'impianto di fondo) è inalterato, lo spettacolo in realtà è decisamente limato e rimaneggiato. Non solo nella scenografia, per adattarlo ad ambienti più contenuti come quelli dei palazzetti, ma anche nella scaletta, che paradossalmente si è gonfiata rispetto alle prime uscite, con diversi inserti, non solo delle canzoni più recenti come il singolo "The Dead Dance": adesso trovano spazio pezzi da "ArtPop" come "Aura" e "Applause" (con il pubblico in delirio), successi della prima ora ("Just Dance", "LoveGame") e qualche brani meno popolare per un pubblico più generalista ma decisamente amato dai fan più fedeli, come "Summerboy". Sparite anche alcune trovate sceniche (come la danza con gli scheletri su "Zombieboy") mentre ne sono state inserite altre, come la presenza di un enorme teschio sul palco durante "Killah" o il suggestivo viaggio sulla gondola con cui Gaga viene trasportata nell'Ade mentre canta "Shallow".
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C'è poi la parentesi acustica, posta immediatamente prima del gran finale, che serve a Lady Gaga per tirare il fiato e anche per parlare con il pubblico dopo che per oltre due ore lo spettacolo (definirlo concerto sarebbe davvero riduttivo) è filato via senza interruzioni, eccezion fatta per gli intermezzi strumentali propedeutici ai cambi di costume e a mettere in risalto la bravura di una band, ahimè, sacrificata da un concept che la relega per gran parte del tempo a supporto di fondo, come d'altro canto si addice a un musical teatrale. Quando poi Gaga si siede al pianoforte posto al vertice della lunga passerella che taglia in due la platea, è come se il racconto kolossal si sospendesse per lasciare spazio all'intimità. Le canzoni proposte cambiano di sera in sera e per la prima data milanese Gaga sceglie "Joanne" in omaggio alle sue radici italiane ("Sono così felice di essere qui, amo così tanto l'Italia e sono così fortunata, essere italiana è il mio orgoglio e l'orgoglio della mia famiglia") e "The Edge of Glory". Un momento fondamentale per comprendere appieno come sotto la grandeur visiva e gli istrionismi da perfomer, ci sia una interprete in grado di fare la differenza.
Sul finale ricorda al suo adorante pubblico che "Siamo mostri e i mostri non muoiono mai" prima di intonare "Bad Romance", mentre i titoli di coda scorrono sullo schermo come in un vero e proprio film concerto e il set sembra prendere fuoco. Sui bis Gaga si toglie trucco e parrucco mentre esegue "How Bad Do U Want Me" e torna sul palco per ringraziare il pubblico in versione casual, con maglione e cappellino, e lo stesso fanno con lei tutti i ballerini. La festa è finita, ma stasera si replica.
The Art of Personal Chaos (The Manifesto of MAYHEM)
Act I: Of Velvet And Vice:
* Bloody Mary
* Abracadabra
* Judas
* Aura
* Scheiße
* Garden of Eden
* Poker Face
* Abracadabra (Gesaffelstein Remix; ballroom battle)
Act II: And She Fell Into A Gothic Dream
* Perfect Celebrity
* Disease
* Paparazzi
* LoveGame
* Alejandro
* The Beast
Act III: The Beautiful Nightmare That Knows Her Name
* Killah
* Zombieboy
* The Dead Dance
* LoveDrug
* Applause
* Just Dance
Act IV: Every Chessboard Has Two Queens
* Shadow of a Man
* Kill for Love
* Summerboy
* Born This Way
* Million Reasons
* Shallow
* Die With a Smile
* Joanne
* The Edge of Glory
* Vanish Into You
Finale: The Eternal Aria Of The Monster Heart
* Bad Romance
* How Bad Do U Want Me
* Dancin’ in Circles