Come Davide contro Golia, come Albano contro Michael Jackson. Costantino Ladisa porta in tribunale Justin Hurwitz , ravvisando una somiglianza tra il tema per il film pluripremiato agli Oscar e il suo brano "Il Parigino"
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Cosa c'entra la Los Angeles di La La Land con la Bari di U megghie paise – I quattro mesi in cui la città impazzì? Due città che sono quasi un personaggio in due pellicole lontane, nell'idea e anche nel posto raggiunto all'interno dell'immaginario collettivo, ma che potrebbero condividere qualcosa: un brano nelle rispettive colonne sonore. A sostenerlo è il musicista e sassofonista Costantino Ladisa, autore dello score del documentario pugliese, pronto a citare in giudizio l'enfant prodige della musica da film ad Hollywood Justin Hurwitz (che per il suo lavoro nel capolavoro del sodale Damien Chazelle portò a casa addirittura un Premio Oscar). L'idea che Hurwitz sia stato colpito dal lavoro di Ladisa, al punto da copiarlo consapevolmente dopo aver visto una pellicola che trattava dei baresi e del loro rapporto con la squadra di calcio cittadina, sembra quantomeno fantasiosa. E infatti è lo stesso Ladisa a riconoscere, in un'intervista a La Regione, che di certo non si sia trattato di un plagio consapevole: "Non so come siano andate le cose e in fondo non è neppure quello il punto. Oggi, con il web, tutto viaggia in fretta: le cose si condividono, si ascoltano. Insomma, può succedere di tutto. Non voglio fare supposizioni né mettermi a ricostruire dinamiche o eventi che non posso conoscere", giura l'artista, assicurando come a lui importi davvero solo una cosa: capire se la sua Il Parigino sia davvero uguale alla più celebre Mia and Sebastian's Theme.
La battaglia di Ladisa è guidata più da una questione di principio. Non è interessato a diventare famoso, quanto piuttosto a capire la verità. Il musicista dice di volersi lanciare in una battaglia legale contro i giganti hollywoodiani anche per dare un esempio ai colleghi meno scafati, che magari potrebbero per paura evitare di far sentire la propria voce in una situazione simile: "Mi sono messo nei panni di un giovane musicista di oggi. Ho provato a immaginare che cosa voglia dire scrivere un brano con fatica e con passione, salvo poi scoprire anni dopo che qualcosa di molto simile viene suonato in un film di Hollywood. Vi assicuro, è frustrante. Io ormai ho 60 anni, una carriera alle spalle che mi ha dato anche diverse soddisfazioni. Insomma sono sufficientemente disincantato per questo mondo e in fondo potrei anche lasciar perdere. Ma voglio portare avanti questa battaglia per un principio di giustizia". A testimonianza della sua buona fede, il compositore pugliese fa notare come abbia intentato un'azione legale solo anni dopo il successo del film, quando ormai era impossibile cavalcare l'onda del successo planetario della pellicola. Una scelta consapevole quella di attendere un po', almeno a sentire Laurisa, che assicura di avere raccolto già da tempo degli elementi in grado di avvalorare l'ipotesi di plagio.
A ravvisare per primo la somiglianza tra le due colonne sonore, a onor del vero, sarebbe stato Vanni Bramati, il regista della pellicola in cui faceva bella mostra di sé Il Parigino. Laurisa racconta che l'amico Brambati fosse "così scioccato" dall'assonanza tra i brani da averlo chiamato subito, quando non era ancora uscito dalla sala: "Ho appena ascoltato il tema portante della colonna sonora, non ci crederai mai, è identico al tuo pezzo Il Parigino" avrebbe detto Brambati al suo compositore di fiducia che a quel punto, incuriosito, non poté esimersi dal correre in direzione del primo cinema. A Ladisa bastarono poche note per convincersi di essere stato copiato: "Appena ho sentito quel tema, mi sono reso conto che effettivamente era davvero molto, troppo simile al mio brano. Ero disorientato, incredulo". Sentendosi defraudato, il nostro decise quindi di andare ancora più a fondo nella questione scomodando un avvocato specializzato in diritto d’autore: il parere del professionista fu netto, c'erano gli estremi per una denuncia per plagio. Ladisa tuttavia non si accontentò e decise di coinvolgere anche un esperto diplomato in Conservatorio per una perizia tecnica approfondita. Ne venne fuori un documento di ben 16 pagine, firmato dal maestro in composizione e arrangiamento Marcello Massa, che avvallava una volta di più i sospetti del Davide pugliese, ormai sempre più convinto a battersi contro il Golia a stelle e strisce: dall'analisi di Massa emergeva infatti come diverse sezioni del brano hollywoodiano presentassero diverse strutture melodiche, progressioni armoniche e atmosfere pressoché identiche al supposto "originale". Insomma tra la "City of Stars", evocata nel musical e capace di inanellare sei Oscar, e "U megghie paise" (raccontato nel documentario di quattro anni prima) la strada sembrava breve.
D'altra parte ci deve essere qualcosa che inevitabilmente porta le star americane a farsi quantomeno influenzare (più o meno consapevolmente) da artisti pugliesi. Albano Carrisi ha di recente ricordato la storica causa da lui intentata nei confronti di Michael Jackson. Secondo il cantante di Cellino San Marco infatti a un certo punto si ravvisarono gli estremi per dire che il re del pop avesse plagiato la sua I cigni di Balaka, incisa insieme a Romina Power nel 1987. Nello specifico MJ avrebbe copiato il collega italiano in un brano di appena tre anni dopo, Will You Be There, parte dell'album del 1991 Dangerous. I parallelismi con il caso Ladisa-Hurowitz sono davvero tanti, a cominciare dal fatto che anche in quel caso fu una persona vicina all'artista a fargli scoprire le somiglianze tra i due brani. Nel caso di Albano fu suo figlio, che allora studiava in Svizzera, a chiedergli per telefono: "Papà, hai per caso regalato un pezzo a Michael Jackson?". Ovviamente l'autore di Felicità a quel puntò cadde dalle nuvole e, sorpreso dall'accaduto, decise anche lui di farsi valere. Vennero coinvolti nel processo dal pretore dirigente Domenico Bonaccorsi persino nomi come Ennio Morricone e Nicola Piovani per risolvere la controversia, che si trascinò per anni fino a portare in aula a Roma lo stesso Jacko (che ammise candidamente di non aver mai ascoltato prima "il maestro"). Alla fine la popstar venne assolta ma comunque rimase tra lui e Albano la promessa di un concerto assieme, con incasso da devolvere a favore dei bambini maltrattati nel mondo, in Kosovo. Purtroppo il live non si fece mai, allontanato prima dalle vicissitudini di Jackson e poi dalla sua morte, ma tutta questa storia comunque mette in guardia Ladisa. Certe battaglie giudiziarie infatti tendono a trascinarsi per anni, addirittura decenni, quasi sempre risolvendosi in un nulla di fatto. D'altra parte la prima puntata dello scontro in tribunale tra Il Parigino e Mia and Sebastian's Theme è prevista addirittura nel 2027: "Voglio che si vada avanti nel modo giusto, in maniera onesta e trasparente. Poi, quello che succederà, non spetta a me dirlo", risponde serafico a certe obiezioni il musicista italiano, per cui tifano tutti quelli che hanno preferito i suoi brani nel piccolo film Nessun messaggio in segreteria al pomposo lavoro di Hurowitz per kolossal come Babylon.