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Lodo Alfano, slitta il verdetto

Corte sospende camera di consiglio

Fumata girgia per il Lodo Alfano.

Il tanto atteso verdetto da parte della Consulta sulla costituzionalità della legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato è slittato di un giorno. Ma non sono mancati momenti di tensione in quella che per molti doveva essere la giornata del 'responso'.

L'udienza pubblica sul 'lodo' ha richiesto ben tre ore, e ha fatto slittare al pomeriggio il proseguimento dei lavori nella Sala gialla al secondo piano di palazzo della Consulta, così da esaurire le altre cinque cause minori iscritte a ruolo. Solo a partire dalle 17.30 la Corte si è ritirata in camera di consiglio. Il giudice relatore della causa, Franco Gallo, è andato subito al dunque, chiedendo se il lodo Alfano poteva essere fatto con legge ordinaria o serviva una norma costituzionale. In caso di violazione dell'articolo 138, infatti, il governo potrebbe rimediare alla bocciatura solo con un ddl costituzionale. I giudici della Consulta hanno potuto ascoltare in udienza unicamente le ragioni pro 'lodo' dei tre legali di Berlusconi (Niccolo' Ghedini, Gaetano Pecorella e Piero Longo) e dell'avvocato dello Stato Glauco Nori: l'intervento della procura di Milano, per il quale era stato chiamato il presidente dei costituzionalisti Alessandro Pace, e' stato dichiarato inammissibile dalla Corte. ''Sono amareggiato. Ora la vedo male'', ha commentato Pace, assertore dell'illegittimita' del lodo.

La musica cambia quando la parola passa ai legali del premier, che con interventi di 15 minuti a testa hanno sostenuto che la sospensione dei processi prevista dal 'Lodo' non e' un'immunita' ed e' ''perfettamente aderente al dettato costituzionale'' perche' ha recepito tutte le indicazioni della precedente sentenza con cui la Consulta boccio' nel 2004 il lodo Schifani, in particolare la sospensione della prescrizione".

Così Pecorella: "'Con le modifiche apportate alla legge elettorale - spiega il legale con tanto di codici alla mano - il presidente del Consiglio non puo' piu' essere considerato uguale agli altri parlamentari, ossia non e' piu' 'primus inter pares', ma deve essere considerato 'primus super pares'''. Quindi, questo il suo ragionamento, escludendo che la legge introduca elementi di disparita' del trattamento e dei cittadini innanzi alla legge, "bisogna prendere atto del fatto che ''con la legislazione di oggi sulle elezioni delle cariche politiche, la posizione del presidente del Consiglio si e' venuta staccando da quella che era stata disegnata dalle tradizioni liberali''.

Niccolò Ghedini difende la scelta della legge ordinaria per il 'lodo', che ''nel caso concreto, e' la scelta corretta per quanto riguarda la sospensione dei termini processuali sulla base di posizioni soggettive''. A questo proposito ricorda - riferendosi alla posizione istituzionale di Berlusconi - che la legge e' uguale per tutti, ma non lo e' la sua applicazione''. Ghedini poi aggiunge anche che esistono norme particolari, riservate ad esempio, a chi ha commesso reati rivestendo incarichi nella pubblica amministrazione o nelle Forze armate. Infine, respingendo  l'ipotesi di concedere il 'lodo' solo per determinati reati, un'tilima precisazione: qualsiasi erenziazione, per quanto riguarda la concessione o meno del legittimo impedimento a comparire, sarebbe, questa si', incostituzionale, se prevista in base a tipologie di reato''. Per Ghedini con il 'lodo' ''e' stata realizzata la condivisibile finalita' di questa legge''.