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Berlusconi: "Mai conosciuto Mills"

"Giudice Gandus è mio nemico politico"

Silvio Berlusconi torna a parlare del caso Mills: "L'avvocato Mills era uno dei tantissimi legali di cui all'estero si era servito occasionalmente il gruppo Fininvest, io non ricordo di averlo mai conosciuto".

E sul giudice del processo aggiunge: "E' curioso sostenere che la Gandus pur essendo un mio dichiarato e palese nemico politico saprebbe non venir meno al vincolo d'imparzialità impostole dalla Costituzione".

Insomma, insiste il premier durante un'anticipazione del prossimo libro di Bruno Vespa, "è curioso sostenere, come ha fatto la Corte d'Appello, che la Gandus, pur essendo un mio dichiarato e palese nemico politico nel momento in cui arrivasse a scrivere una sentenza nei miei confronti saprebbe non venir meno al vincolo d'imparzialità impostole dalla Costituzione. Ma un giudicie non deve essere soltanto imparziale. Deve anche apparire tale". Anche perchè, spiega ancora, "i nostri  avvocati vennero a sapere che la Gandus era ed e' un'attivissima militante della sinistra estrema".

Per questo il Cavaliere non ha dubbi: "E' soltanto l'ultimo dei processi che mi sono stati cuciti addosso. In totale, più di cento procedimenti, più di novecento magistrati che si sono occupati di me e del mio gruppo, 587 visite della polizia giudiziaria e della Guardia di finanza, 2560 udienze in 14 anni, più di 180 milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti".

Segue un pò di dietrologia: "L'avvocato Mills era uno dei tantissimi avvocati di cui all'estero si era servito occasionalmente il gruppo Fininvest. Io non ricordo di averlo mai conosciuto. A processo avviato ho appreso dagli atti processuali che Mills era l'avvocato di un armatore italiano residente in un Paese africano, del quale gestiva anche il patrimonio e seguiva gli affari. Dai conti di tale armatore oltre a trattenersi il denaro corrispondente a parcelle emesse, si era trattenuto anche 600.000 dollari quale ulteriore compenso professionale. Tale somma non fu dichiarata per evitare di pagare le imposte al fisco inglese e di dover dividere questo denaro con i colleghi del suo studio, visto che aveva condotto tutte le relative operazioni all'estero e personalmente".

E ancora: "Con i soci ed il fisco - prosegue Berlusconi - Mills si inventò la storia che quei seicentomila dollari non erano frutto di una attivita' professionale, ma di una donazione. Gli venne in mente il nome di un dirigente Fininvest con il quale aveva avuto rapporti in passato, Carlo Bernasconi. E si invento' che quei soldi erano una donazione di Bernasconi". Perchè proprio lui? "Perchè  Bernasconi nel frattempo era morto. E perche' Bernasconi gli avrebbe dato quei soldi? Per riconoscenza, perche' Mills, due anni prima della pretesa donazione, sarebbe stato attento, rendendo due testimonianze in Italia, a non penalizzare il gruppo Fininvest e Silvio Berlusconi. La tesi è risibile. Mills era un testimone dell'accusa e in quelle occasioni le difese si opposero addirittura alla sua audizione".Insomma, continua amareggiato Berlusconi, "se fosse stato un teste 'amico' ovviamente non vi sarebbe stata opposizione alcuna. Invece era certamente un teste ostile tanto che le sue dichiarazioni furono utilizzate quel punto principale per motivare, in primo grado una sentenza di condanna".