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L'Ue promuove il Job Act di Renzi, ma in Italia sindacati e ministri frenano

Il commissario per il Lavoro, Laszlo Andor: "Va nella direzione giusta". In Italia Cisl favorevole, Camusso: "Speravamo in qualcosa di meglio". E i ministri di Lavoro e Sviluppo: "Bene, ma servono le coperture"

matteo renzi
ansa

La Ue apprezza e, pare, promuove il Job Act promosso dal segretario del Pd Matteo Renzi.

Le proposte, anche se non ancora definitive, rappresentano "un nuovo programma" e sembrano "andare nella direzione auspicata dall'Ue in questi anni", ha affermato il commissario per il Lavoro, Laszlo Andor, in una conferenza alla rappresentanza della Commissione Ue in Italia. Per Andor, infatti, occorre "rendere il mercato del lavoro più dinamico ed inclusivo".

Andor invita Renzi ad affrontare "i temi delicati della disoccupazione giovanile e dell'occupazione delle donne". Tra le questioni che incidono di più sulla situazione italiana il commissario Ue sottolinea: "L'eccessiva segmentazione del mercato del lavoro", "il gap generazionale tra le persone colpite dalla disoccupazione". Quindi il segretario ribadisce come il Job Act "stia andando nella direzione sostenuta dall'Ue nell'ultimo periodo" anche se "aspettiamo i dettagli".

Cisl: "Siamo favorevoli"

- "Ne dobbiamo discutere ma siamo tendenzialmente favorevoli". Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, promuove le prime indicazioni sul Jobs Act di Renzi. Bonanni ha rilevato come la "flessibilità" va bene "a patto che venga pagata di più" e piace l'idea "di dare forza a un solo contratto ed eliminare quei contratti civetta che servono solo per pagare meno le persone, specie giovani".

Camusso: "Bene parlare di lavoro, ma speravo in qualcosa di meglio"

- "Non possiamo che salutare con favore il dibattito politico che finalmente parla di lavoro e il fatto che il più grande partito del centrosinistra sta impegnandosi a fare proposte". Così il leader della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo all'assemblea regionale toscana dei quadri e dei dirigenti del sindacato. "Il dibattito che si è aperto sul lavoro - ha aggiunto - è lo straordinario risultato della nostra resistenza, della nostra richiesta di ripartire dal lavoro". Però, aggiunge il segretario della Cgil, "avremmo sperato in una maggior ambizione, a partire ad esempio dalla creazione del lavoro o dalle risorse. Penso per esempio alla patrimoniale. E' comunque già importante che il tema del lavoro sia tornato al centro. Che si dica esplicitamente che bisogna ridurre le forme del lavoro è una novità assolutamente inaspettata: fino ad oggi lo dicevamo solo noi".

Landini: ok mettere al centro il lavoro

- "Non escludo incontri con Renzi così come abbiamo fatto con i precedenti segretari del Pd e di tutti i partiti - dice il segretario Fiom, Maurizio Landini -. Quello che condivido è che oggi bisogna rimettere al centro il lavoro e che ci sono tante cose da cambiare in questo Paese. Leggerà il documento di Renzi, ma è meglio parlare in italiano, io l'inglese non lo capisco".

Il ministro Giovannini: "Costa troppo"

- "La proposta di Renzi sulla natura dei contratti e le tutele ad essi collegati non è nuova, ma va dettagliata meglio". Questo il parere del ministro del Lavoro Enrico Giovannini in merito al Job Act. "C'è poi da dire che molte delle proposte presentate da Renzi in questa lista prevedono investimenti consistenti" ha aggiunto Giovannini. "Nel passato - ricorda il ministro - vi sono state due proposte contrapposte: una dei professori Boeri e Garibaldi nella quale l'azienda può più facilmente interrompere un rapporto di lavoro al'inizio attraverso un indennizzo monetario, per poi invece con il passare degli anni lavorati tornare per il lavoratore a una situazione standard, quella protetta dall'articolo 18; una proposta invece del professore Ichino in cui l'articolo 18 entra in campo solo dopo molti anni. Quindi bisogna capire di cosa si sta parlando".

Zanonato: "Vanno trovate le coperture"

- "I punti sono tutti sollevati in modo corretto e li condivido in toto. Bisogna però risolvere un problema non banale, che è quello delle coperture", dice il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato. "Sul da farsi c'è una completa sintonia, ma c'è un problema che è quello di trovare il modo in cui farlo perché, per esempio, se io devo ridurre del 10% il costo dell'energia devo trovare 4,2 miliardi di euro".