DOPO LA TREGUA TRA IRAN E ISRAELE

Trump ha un sogno segreto ma non troppo: il Nobel per la pace

L'inquilino della Casa Bianca lo disse in campagna elettorale annunciando l'intenzione di fermare il conflitto ucraino. Ora si attribuisce la tregua fra Pakistan e India, quella in Iran e la pace tra Congo e Ruanda. Islamabad lo ha candidato ufficialmente 

25 Giu 2025 - 12:04
 © Afp

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L'uomo che vive alla Casa Bianca e ha un patrimonio stimato di 6,7 miliardi di dollari secondo Forbes può avere ancora dei desideri difficili da realizzare? Sì, soprattutto se quell'uomo si chiama Donald J. Trump. Il presidente ha ambizioni che lo portano a volere spesso e volentieri ciò che nemmeno la sua sconfinata ricchezza potrebbe automaticamente garantirgli. Quindi, dopo aver sorpreso il mondo diventando per due volte l'inquilino della Casa Bianca, ha in mente ora un altro obiettivo a prima vista quantomeno complesso: portare a casa il Nobel per la pace, un'impresa riuscita al suo predecessore Barack Obama nel 2009 e che Trump considera quindi ripetibile.

Il sogno di Trump

 “Qualsiasi cosa io faccia, non me lo daranno”, si era lamentato il presidente qualche mese fa sul Truth non negando però quanto quell'onorificenza gli facesse gola. D'altra parte The Donald aveva presentato la sua auto-candidatura già durante la campagna elettorale quando aveva promesso di risolvere in “ventiquattro, quarantotto ore" tutte le guerre. E già allora la buttò lì, spiegando che di conseguenza si sarebbe "meritato il Premio Nobel per la pace”. Ora, dopo la tregua tra Iran e Israele portata a casa con ogni mezzo proprio dal presidente la questione è tornata d'attualità. C'è chi è già pronto a sponsorizzare Trump, non solo in America.

Trump il pacificatore

  “È un autentico pacificatore di popoli” aveva fatto sapere infatti il governo del Pakistan, suggerendo come l'inquilino della Casa Bianca meritasse l'ambito riconoscimento dopo il suo "intervento decisivo e la leadership determinante" durante la recente crisi tra l'India e Islamabad. Anche in quel caso era stato Trump in prima persona ad annunciare il cessate il fuoco, guadagnandosi i sinceri e copiosi ringraziamenti del governo pakistano guidato da Shehbaz Sharif. Lo stesso Sharif ha poi spinto per il Nobel al presidente anche per rendere ancora più stretto il rapporto con l'alleato americano. 

L'obiettivo di portarsi a casa medaglia e pergamena da Oslo è il grande sogno di Trump e lo sanno tutti ormai, a ogni latitudine. Questa aspirazione lo ha spinto a cercare di pacificare anche situazioni complicate, sempre stando attento a pubblicizzare i suoi risultati raggiunti in questo senso attraverso i social: “Sono molto lieto di annunciare di aver stipulato, insieme al segretario di Stato Marco Rubio, un meraviglioso trattato tra la Repubblica democratica del Congo e la Repubblica del Ruanda, in una guerra che è stata nota per il violento spargimento di sangue e la morte, più di qualsiasi altra guerra", fece sapere al mondo sempre in un post su Truth, lo stesso in cui ricordava anche il suo ruolo nella tregua tra India e Pakistan facendo riferimento a quel Nobel che per sua stessa ammissione forse non avrà mai: "No, non riceverò un premio Nobel per la pace, non importa cosa faccio, inclusa Russia/Ucraina e Israele/Iran, qualsiasi siano questi esiti, ma la gente lo sa, e questo è tutto ciò che conta per me", scriveva fingendo una resa qualche mese fa, ignaro forse che in tanti stanno "tirando la volata" per lui.

I sostenitori italiani

 Non solo il governo pakistano. Anche in Italia c'è chi sponsorizza la candidatura del presidente americano. Qualche settimana fa era stato per esempio il leader leghista Matteo Salvini a invocare il Nobel per Trump qualora quest'ultimo fosse riuscito a "mettere al tavolo Putin, Zelensky, Netanyahu e i Paesi Arabi". Ora però si aggiunge alla lista anche l'ambasciatore Giampiero Massolo che, in un'intervista a Il Giornale, ha evidenziato il ruolo di mediatore del presidente nel conflitto tra Iran e Israele: "La tregua è un successo di Trump. Ora porti la pace in tutta l'area e potrà puntare al Nobel". Dello stesso avviso è anche il suo collega Danny Danon, ambasciatore israeliano all'Onu che si è espresso in maniera netta nel suo intervento al Palazzo di Vetro: "Penso che il presidente Trump meriti il Nobel per la Pace. Credo che dovremmo ringraziarlo per la sua leadership, per la decisione coraggiosa che ha preso e riconoscere gli sforzi degli Stati Uniti".

Sponsor da Atlanta

 Ma l'idea piace anche ovviamente ai trumpiani americani, che fanno sentire la loro voce da luoghi come la Georgia. Il deputato repubblicano dello Stato con capitale Atlanta Earl “Buddy” Carter è arrivato addirittura ad inviare una lettera direttamente al Comitato per il Nobel, lodando l’intervento del presidente statunitense nel conflitto tra Iran e Israele come "straordinario" e "storico. "La leadership del presidente Trump in questa crisi riflette esattamente i valori che il Premio Nobel per la Pace intende riconoscere: il perseguimento della pace, la prevenzione della guerra e la promozione dell’armonia internazionale", arringa Carter, nella speranza che anche in Scandinavia sposino presto la sua idea secondo cui The Donald rappresenti davvero "un raro barlume di speranza per il mondo". Un mondo che sta venendo sicuramente plasmato dalle scelte del presidente americano, sempre più interessato a quanto bene di lui si parli dalle parti del Norwegian Nobel Institute a Oslo.

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