Migranti, Save The Children: "Bimbi costretti a bere le proprie urine"
Le atrocità raccontate dai più piccoli alla Ong: "Rinchiusi per mesi in prigioni aspettando un barcone senza né acqua né cibo"
Bambini "costretti a bere le proprie urine poiché rinchiusi in prigioni, in Libia, senza né acqua né cibo".
Ne parla al Telegraph un portavoce dell'organizzazione umanitaria, Gemma Parkin, che afferma: "Alcuni aspettano fino a nove mesi, ammassati in celle, bevendo le proprie urine; alcuni riescono a farcela e partire affrontando un nuovo viaggio della speranza, altri muoiono di stenti e malattie". Mentre "le donne, invece, partoriscono senza alcuna assistenza medica". Il viaggio inizia in Eritrea, racconta, "percorrono a piedi il tragitto attraversando il Sahara fino alle coste libiche, tutto il tempo scortati dai trafficanti, lasciandosi alle spalle indigenza e povertà e cercando di costruire un futuro migliore nell'unica via che sembra possibile". Ma non è sempre così.
"Dopo la fine di Mare Nostrum a causa dell'eccessiva richiesta di risorse per l'Italia, è arrivata Frontex, l'agenzia Ue di controllo, che però non è abbastanza". E "spesso a farsi carico dei soccorsi sono navi mercantili, come è successo nell'ultima strage di domenica dove sono morte circa 800 persone".