riscoprire il "bon ton dell'addio"

Il ghosting si è evoluto e ora è diventato "submarining", come difendersi da chi appare e scompare

Appaiono e riappaiono, senza sentire neanche il bisogno di accampare una giustificazione per l'assenza. Sono i maghi del "submarining", illusionisti professionisti capaci di prendersi il proscenio nelle relazioni più tossiche. Se li conosci però li eviti. Scopri come

11 Ago 2025 - 12:45
 © Istockphoto

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"We all live in a yellow submarine", ma stavolta non c'è motivo per canticchiarlo felice come se fossimo i quattro ragazzi di Liverpool. Chiunque ormai è stato infatti, volente o nolente, in balia di un professionista del "submarining": qualcuno che appare e riappare nelle nostre vite a piacimento senza troppe spiegazioni, manco fosse un sommergibile U-boot della Seconda Guerra Mondiale.

La scrittrice britannica  Rebecca Reid ha coniato il termine in un articolo per una rivista inglese, spiegando di voler far così riferimento all'inaspettato ritorno di una persona, di qualunque sesso, dopo la fase di ghosting: "proprio al pari dei marinai di un tempo che si imbarcavano per scomparire in fondo al mare e poi riemergere al termine della missione a loro assegnata". Una minaccia, quella della riemersione altrui a piacimento, da cui guardarsi, come ci suggeriscono anche gli ormai onnipresenti guru relazionali sui social.

Neologismi nuovi per nuovi amori

  Nell'ormai sterminato vocabolario dell'approccio interpersonale/sentimentale (quello che i più "scafati" chiamano "dating"), ogni giorno c'è un termine nuovo, preferibilmente da prendere e usare direttamente nella sua forma inglese. D'altronde essere vittima di qualcuno che ci "sottomarina" non suona granché bene: sembra che la persona rischi seriamente di venire marinato con delle spezie e poi informato. Molto meglio lamentarsi di essersi imbattuti in uno che fa "submarining" a livello professionale, nella speranza che chi ci ascolti non pensi che si sia presa una sbandata per un appassionato di immersioni. In realtà, nel mondo delle relazioni, certi comportamenti non solo prosperano ma a volte si evolvono. Ecco quindi che il "semplice" ghosting si trasforma in "submarining" facendo danni se possibili addirittura maggiori.

Quando almeno si sapeva scomparire, una volta per tutte

  "Submarining" è un po' la parola dell'estate, rilanciata sui social (in primis il solito TikTok), forse anche per quel nome che fa pensare al mare e ad acque in cui buttarsi. O forse, più probabilmente, i mesi più caldi sono quelli in cui si rischia di più di mettere in atto un comportamento simile. D'altra parte se il ghosting estivo è sempre esistito, con interi canzonieri che parlano di amori fugaci scomparsi con l'abbassarsi delle temperature, questa sua trasformazione tutto sommato inedita è figlia dei tempi attuali. Luca Carboni in Mare mare partiva da Bologna per ritrovare la sua passione estiva e finiva per chiedersi, quando non la trovava "cosa son venuto a fare se non ci sei tu". Funzionava così: quella persona scompariva, magari senza dire nulla, e tutti tornavano alla loro vita, in un ghosting che esisteva pur non essendo codificato. Però c'era almeno la certezza in quelle rapide effusioni che queste ultime si sarebbero a quel punto chiuse lì. Magari sarebbe arrivata una lettera chiarificatrice più avanti ma nulla di più.

Se se ne va, meglio fare come i Tamagotchi: salutare per sempre

 Oggi invece, dopo mesi passati a provare a mettere nel cassetto impolverato dei ricordi un rapporto, ecco ricomparire la persona senza troppe giustificazioni magari con un sobrio "Ehi, che fai?". Non c'è nemmeno più bisogno di una scusa per l'assenza improvvisa, nemmeno un "ho avuto da lavorare" o "il cane mi ha mangiato lo smartphone". Nel submarining la persona si sente in pieno diritto di riapparire ripartendo direttamente da dove aveva lasciato, come se chi si trova dall'altra parte fosse stato in stand-by fino a quel momento. I Tamagotchi, che salutavano chi doveva prendersene cura se se ne dimenticava, evidentemente non hanno insegnato nulla a un'intera generazione su come mantenere rapporti con quelli a cui vogliamo bene.

Francamente te ne infischi? Allora dillo

 Il submarining è un comportamento tossico, che non tiene presente i sentimenti altrui e che nasconde sotto sotto un sostanziale disinteresse da parte di chi lo pratica. Viene in mente il  Rhett Butler, interpretato da Clark Gable in Via col vento (1939), quando alla domanda di Rossella ("Se te ne vai che sarà di me? Che farò?") rispondeva "Francamente me ne infischio". Ecco, non era certo un esempio da seguire ma quantomeno aveva il merito di essere sincero. Non avremmo mai (si spera) un sequel ambientato ai giorni nostri dove un Rhett riappare e scrive su Instagram a Rossellinao'hara69: "Com'è? Sei tornata a Tara?". C'era poesia anche nel salutarsi per sempre e non a caso si parla sempre più spesso di recuperare quello che potremmo chiamare un "bon ton dell'addio". In un mondo dove l'amore è sempre più "liquido" esporre con granitica chiarezza cosa si sente da entrambe le parti può essere rivoluzionario. Un rapporto ha il sacrosanto diritto di inabissarsi, quando non può più nulla da dare, ma che almeno ci si prenda la responsabilità di aver trascinato volutamente il transatlantico contro l'iceberg. Perché non c'è niente di male a "infischiarsene" in certi casi, basta dirlo "francamente".

 

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