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Città che vai, divieto che trovi

Le ordinanze più stravaganti dʼItalia

I panni sporchi, è vero, si lavano in famiglia, ma a Genova guai ad esporre il bucato nel centro storico.

La città dichiara guerra a calzini, mutande e fazzoletti stesi, in nome di un decoro che si fa sempre più esigente. Secondo il Comune, infatti la sfilza di vestiti in bella vista deturperebbe il territorio: e dire che gli indumenti stesi nei caruggi, i tradizionali vicoli genovesi, sono una delle caratteristiche note di colore del centro della città.

Il nuovo regolamento, seppur provvisorio, parla chiaro: oltre ai vestiti che fanno capolino banditi anche i bivacchi sui gradini, monumenti e luoghi di culto. Niente più affissioni di volantini e manifesti sui muri delle case. Ma la tutela del famigerato territorio, spesso a scapito di problemi più stringenti quali speculazione e inquinamento, ispira divieti davvero singolari in tutto il Paese.
Perché mutatis mutandis – e tolte le mutande dalla strada – le amministrazioni cittadine hanno inventato proibizioni davvero singolari per proteggere il paesaggio.


Ecco una carrellata degli ultimi divieti più stravaganti che hanno fatto discutere i cittadini. 

A Bologna niente ritmo: il Comune della città ha dichiarato guerra al rumore. Chi si permette di suonare il bongo nelle ore notturne dovrà pagare una multa di 500 euro. Vietato anche lavare i vetri, chiedere l’elemosina o farsi cogliere con il boccone in bocca in strada.

Savona e Sorrento divieti senza sosta: in provincia di Savona è vietato mangiare nelle aree comunali di Alassio e sdraiarsi nelle aiuole ad Albisola Marina. A Sorrento gli artisti di strada non possono sostare nello stesso punto più di 15 minuti e i ristoratori non possono avvicinare i turisti per invitarli a sedersi con “forma petulante e molesta”. A Voghera non ci si può sedere sulle panchine dopo le 23 in più di tre persone mentre, e a Viareggio non ci si possono poggiare i piedi.

Il bacio si è fermato a Eboli: guai scambiarsi effusioni in macchina. Per le coppiette è bene baciarsi con gli occhi bene aperti: pena 500 euro di multa.

Lucca espelle il Kebab: la Città ha varato una delibera che proibisce l’apertura di nuovi Kebab all’interno delle mura del centro storico. Fortunati quelli che ci avevano pensato prima della delibera: loro possono continuare a vendere.

A Venezia, niente castelli: nella vicina Eraclea è vietato costruire castelli di sabbia e fare buche, perché ostruiscono il passaggio ai bagnanti. Bandita anche la raccolta di conchiglie sul lungomare. E come se non bastasse, non si può passeggiare sulla spiaggia senza maglietta. Il tuffo a torso nudo è ancora consentito.

Torino antenne a tema: nella città le antenne paraboliche devono essere piazzate sui tetti, devono essere trasparenti o avere un colore che si mimetizzi con il palazzo. Alla faccia della facciata perfetta.

Capri, niente zeppa sui piedi: il Comune dice no agli zoccoli, fanno troppo rumore.

A Brescia, come si cambia (un’ordinanza) per non morire: il comune ha chiesto ai cittadini di non morire. Motivazione? manca lo spazio per ampliare il cimitero. Tutti i viventi però hanno un altro obbligo da rispettare: non possono sedersi ai piedi di monumenti storici. Quest’ultimo provvedimento è stato adottato anche a Reggio Emilia

Sanremo non perdona: solo se avete dai 13 ai 59 anni non potete sedervi ai bordi delle aiuole. Se non rientrate in quella fascia d'età avete campo libero.

Città antifumo e anti gomma: non si può fumare nei parchi giochi pubblici attrezzati per i bambini a Verona. Divieto assoluto a Napoli e Bolzano. Pena una multa da 25 euro a 500. Sigaretta bandita in in spiaggia a Is Aruttas (Oristano) . A Mantova chi sputa il chewingum o getta un mozzicone di sigaretta dovrà pagare 150 euro.

 A Forte dei marmi l’erba del vicino non fa rumore: se avete un giardino sappiate che potete tagliare l’erba solo la mattina dei giorni festivi, il pomeriggio e il week-end è invece proibito.

Varese contro il "ricordino" animale: la Città ha dichiarato guerra alle deiezioni dei cani. Vanno raccolte accuratamente e tolte dalla “portata dei bambini”.

A Trento un divieto al divieto: nella città non si possono rubare o danneggiare cartelli di divieto.

Forse per troppe proibizioni, qualche cittadino si era ribellato.

 

Micaela Nasca