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Nove anni di Kyoto tra luci e ombre Italia virtuosa e defezioni importanti

Lʼobiettivo, fallito, è stato rimandato ma si spera in un accordo globale sul clima per la conferenza delle Nazioni unite che si terrà a Parigi nel 2015

Il protocollo di Kyoto, siglato in Giappone nel 1997 ed entrato in vigore il 16 febbraio 2005, ha festeggiato domenica il nono compleanno. Il suo obiettivo di riduzione di gas serra per contenere i cambiamenti climatici doveva scadere nel 2012 ma, in assenza di impegni da parte dei grandi Paesi industrializzati, ha avuto un rilancio sino al 2020. Stabiliva una riduzione media nel periodo 2008-2012 di almeno il 5,2% delle emissioni rispetto al livello del 1990. Mentre l'Italia ha superato le aspettative, gli impegni globali sono stati disattesi anche a causa del mancato apporto di Paesi come Usa, Cina e India.

Nove anni di Kyoto tra luci e ombre Italia virtuosa e defezioni importanti

Necessità globale - Nel mondo, ma soprattutto nei Paesi una volta cosiddetti "emergenti" come Cina, India e Brasile, i gas serra soffocano le città rendendole - come nel caso di Pechino - a malapena vivibili e l'aumento delle temperature sul pianeta lancia allarmi preoccupanti con fenomeni atmosferici estremi che devastano territori e mietono vittime. Così, gli occhi guardano a Parigi 2015 con la speranza in un accordo globale che freni il riscaldamento della Terra.

Italia sempre più virtuosa - Per l'Italia era previsto un calo del 6,5% ma, in base agli ultimi dati disponibili, il nostro Paese ha centrato e superato l'obiettivo arrivando a meno 7,8% rispetto al 1990. Nel 2013, il Belpaese ha ridotto le emissioni di un ulteriore 6% rispetto all'anno precedente, anche per via dell'influenza della crisi economica.

I "Grandi inquinatori" nicchiano - Nell'imminenza della pensione, il protocollo che ha voluto provare a tagliare le emissioni del pianeta non ha trovato nei negoziati delle ultime Conferenze delle parti della Convenzione quadro per i cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Unfccc) l'adesione dei "Grandi inquinatori", da quelli sviluppati come Usa, Canada, Giappone, Russia e Nuova Zelanda a quelli emergenti come Cina (il primo Paese inquinante al mondo), India, Brasile, Messico e Sud Africa che si sono sfilati più volte sia pure con diverse motivazioni.

Così, l'impegno a ridurre ulteriormente le emissioni di gas serra resta solo da parte dell'Unione europea e di qualche altro Paese, non arrivando neanche al 20% del totale delle emissioni globali. I Paesi industrializzati (responsabili nel 1990 di oltre metà delle emissioni mondiali) tra il 1990 e il 2010 hanno diminuito le proprie emissioni di quasi il 9%. Da 19 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente a 17,3 miliardi.

Ritenta, sarai più fortunato -
Si è deciso, dunque, di passare al "Kyoto 2", un'estensione del protocollo con impegni meno ambiziosi in attesa di arrivare a un accordo globale (che riguarderà tutti Paesi e non solo quelli industrializzati, Usa ed emergenti compresi) alla conferenza dell'Onu del 2015 a Parigi che entri in vigore nel 2020 e riaffermi l'obiettivo di giungere a limitare l'innalzamento della temperatura a +2 gradi.