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Stati Uniti: rallenta la crescita nel primo trimestre

Nei primi tre mesi del 2015 il Pil statunitense è avanzato dello 0,2%, contro il +1/1,2% stimato dagli analisti

barack obama, matteo renzi
-afp

Il calo delle esportazioni, la crescita delle importazioni e la caduta degli investimenti hanno impattato negativamente sulla crescita economica degli Stati Uniti. Il Prodotto interno lordo è sì cresciuto, ma molto meno di quanto si sarebbero aspettati gli analisti.

Stiamo parlando di circa un punto percentuale in meno rispetto alle stime. Per il primo trimestre gli analisti si aspettavano infatti una crescita compresa tra l'1% e l'1,2%, mentre, secondo il dato registrato dal dipartimento del Commercio statunitense, si è attestata al +0,2%: in forte rallentamento dopo il +2,2% del quarto trimestre e il +5% del terzo.

Nel corso dell'intero 2014 si è assistito ad un +2,4% mentre per il 2015 la Federal Reserve stima una crescita compresa tra il 2,3% e il 2,7%, più bassa rispetto al +2,6%-3% indicato in precedenza.

Che la crescita nel primo trimestre, ovvero quello che cade nel bel mezzo dell'inverno, si presenti inferiore ai periodi precedenti non è comunque una novità per l'economia statunitense. Basti pensare che, mentre negli ultimi due trimestri del 2013 si registrarono segni "più", alla fine del primo trimestre del 2014 il Pil scese di 2,1 punti percentuali. Secondo la Fed, infatti, il rallentamento registrato nei primi mesi del 2015 sarebbe legato, almeno in parte, a questioni transitorie (appunto il freddo, il rafforzamento del dollaro e il calo del prezzo del greggio) e non strutturali.

Le principali componenti che hanno influenzo il Pil rallentandone la crescita sono state le esportazioni, che, a causa anche del rafforzamento del dollaro, sono scese del 7,2% dopo il +4,5% registrato nel trimestre precedente, e le importazioni, cresciute di un ulteriore +1,8% dopo il +10,4% registrato nel quarto trimestre.

In calo anche gli investimenti fissi non residenziali, del 3,4% e quelli aziendali in strutture, -23,1%. In particolare gli investimenti del settore minerario, a causa anche del crollo del prezzo del petrolio, sono scesi del 48,7%.

Le spese per consumi sono risultate piuttosto fiacche crescendo solo di 1,9 punti percentuali contro i 4,4 dell'ultimo trimestre del 2014, dimostrando così una maggior cautela da parte delle famiglie rispetto ai periodi precedenti quando, sulla scia del calo dei prezzi energetici, sembravano aver rimesso mano al portafogli. Anche la crescita al 5,5% del tasso di risparmio, contro il +4,6% del quarto trimestre, indica una maggiore attenzione da parte de consumatori.