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Crisi: l'export tiene a galla l'economia italiana

Sulla stessa lunghezza dʼonda il commercio estero dellʼEurozona. Timidi segnali di ripresa: a dicembre indice Pmi della zona euro sopra le attese

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La prima osservazione da fare è che l'export tiene a galla l'economia italiana. Ciò sta a indicare da un lato la vitalità delle imprese italiane che stanno resistendo all'urto della crisi economica e che, nonostante le difficoltà, trovano interessanti sbocchi all'estero. Le difficoltà riguardano soprattutto la contrazione dei consumi delle famiglie. Circostanza per cui si rende necessario, nel 2015 più che mai, rilanciare occupazione e domanda interna, che ormai si è estesa anche alla componente investimenti e sottraendo punti alla crescita del Pil (Prodotto interno lordo).

Nel mese di ottobre, dunque, l'Istat ha rilevato, confermando un trend consolidato, un aumento delle esportazioni (+0,4%) e una diminuzione delle importazioni (-0,9%). Spiega l'istituto di statistica che l'aumento congiunturale dell'export "è la sintesi della crescita delle vendite verso i mercati Ue (+1,8%) e della flessione di quelle verso l'area extra Ue (-1,2%). Al netto dei prodotti energetici (+11,8%), la crescita delle vendite all'estero risulta stazionaria; solo quelle di beni di consumo sono in espansione (+1,5%)". Al contrario, per quanto riguarda le importazioni, il calo è determinato dalla flessione degli acquisti sia dall'area extra Ue (-1,1%) sia dall'area Ue (-0,7%). In forte diminuzione, inoltre, l'import di prodotti energetici (-4,6%).

In cifre, sempre nel mese di ottobre, l'avanzo commerciale era di 5,4 miliardi quando era di 3,8 miliardi nello stesso periodo del 2013. Al netto dell'energia, la bilancia risulta in attivo per 8,7 miliardi. Inoltre, nei primi dieci mesi dell'anno, l'avanzo commerciale ha raggiunto i 33,6 miliardi. Corrispondeva invece a 22,8 miliardi l'anno scorso e, al netto dei prodotti energetici, a 70,4 miliardi.

Sulla stessa lunghezza d'onda il commercio estero dell'Eurozona che ha fatto registrare nel medesimo periodo di riferimento un surplus di 24 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 18,1 miliardi di settembre e anche ai 16,5 miliardi del 2013; Per l'Ue a 28 il surplus di ottobre si attesta a 7,6 miliardi (dati Eurostat). Prendendo in considerazione il periodo gennaio-settembre – e a conferma delle performance che interessano da vicino il nostro paese –, i surplus maggiori si sono registrati in Germania (+161,1 miliardi), Olanda (+44,7), Italia (+28,2) e Irlanda (+26,6). I maggiori deficit, invece, nel Regno Unito (-102,4 miliardi), Francia (-55,5), Spagna (-19,4) e Grecia (-15,7).

Ad ogni modo l'anno sembra concludersi con un barlume di speranza per l'economia dell'eurozona, sebbene i segnali positivi siano in questo senso ancora troppo timidi. In particolare l'indice Pmi (Purchasing managers index), che in precedenza aveva evidenziato dei bruschi cali, ora cresce a dicembre a 51,7 (manifattura e servizi) dal minimo di 51,1. In particolare quello manifatturiero si attesta a 50,8 da 50,1 e quello dei servizi a 51,9 punti da 51,1.

A preoccupare, tuttavia, è lo stato di salute di Francia e Germania. Per quanto riguarda la Francia, l'indice sulla manifattura è sceso a 47,9 punti da 48,4, mentre quello die servizi è salito a 49,8 punti da 47,9 (quindi restando in contrazione). In Germania, invece, a 51,4 è sceso nel mese di dicembre rispetto ai 51,7 punti di novembre (il minimo degli ultimi 18 mesi). Un segnale, secondo gli analisti, che potrebbe indicare un ulteriore rallentamento della crescita della produzione all'inizio del 2015.