RIFLESSIONI FINALI

COP30 di Belém: quale verità?

A distanza di una settimana abbiamo provato a capire cosa è successo durante la conferenza delle parti svoltasi alle porte dell’Amazzonia, nella quale tutti riponevano grandi speranze

di Sara Del Dot
01 Dic 2025 - 16:31
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Doveva essere la COP della verità. La verità è che la diplomazia climatica sta facendo molta fatica. La COP30, conferenza delle Nazioni Unite sul clima si è tenuta a Belém nello stato del Parà in Brasile, dal 10 fino al 22 novembre, conclusasi in ritardo di un giorno sulla tabella di marcia e con un incendio tra i padiglioni a poche ore dal termine. Una metafora molto chiara.

Ma cosa è successo durante questa conferenza delle parti alle porte dell’Amazzonia, nella quale tutti riponevano grandi speranze, spinti anche dal governo Lula che aveva posto in cima alla lista delle priorità i grandi temi della deforestazione e delle fonti fossili?

In realtà il pacchetto finale, chiamato Global Mutirão, che significa sforzo congiunto, si è rivelato non così ambizioso: nel testo non sono presenti riferimenti specifici alle foreste né all’uscita dai combustibili fossili, petrolio carbone e gas, la principale causa dei cambiamenti climatici.

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Di questo si è mostrato ben consapevole durante la turbolenta plenaria finale il presidente della COP, il diplomatico ed ex negoziatore brasiliano Andrea Correa Do Lago, che ha dichiarato la presentazione prossima di due tabelle di marcia, condotte dalla scienza e inclusive, proprio per l’allontanamento dalle fonti fossili e l’inversione dei processi di deforestazione. Una proposta ex COP, che non ha lo stesso valore di una decisione negoziale.

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In questo senso, nel testo ufficiale sono stati lanciati due strumenti definiti da molti poco chiari: il Global Implementation Accelerator e la Missione Belem a 1,5. 

Ma la vera novità avviene fuori dal negoziato: 24 Paesi hanno firmato la Belem Declaration on Transition Away from Fossil Fuels, il cui processo si concretizzerà in una nuova conferenza ad aprile 2026 a Santa Marta sotto la guida di Colombia e Paesi Bassi. Una divisione che forse permetterà a stati sulla stessa lunghezza d’onda di arrivare preparati con le loro richieste alle prossime COP.

Altro tema fondamentale era quello dell’adattamento, punto cruciale nel supporto economico dei paesi più fragili per una maggior resilienza per far fronte agli eventi climatici estremi. Ne è risultato un invito a triplicare gli sforzi finanziari, 120 miliardi di dollari entro il 2035, oltre all’approvazione di 59 nuovi indicatori per misurare i progressi in vista del GGA, Obiettivo Globale di Adattamento.

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Altro punto rilevante quello della giusta transizione, ovvero come supportare lavoratori e comunità ai margini. Nel testo finale si parla di un meccanismo istituzionale per garantire transizione eque inclusive e giuste.

Infine le foreste, anch'esse sparite dal Mutirao ma inserite in percorsi esterni. Come lo strumento finanziario del Tropical Forest Forever Facility, un fondo di investimento per proteggere le foreste tropicali criticato però da diversi gruppi.

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La COP30 di Belem è stata la prima conferenza dopo diversi anni condotta in paese democratico, dove è stato possibile organizzare un’enorme manifestazione il 15 novembre a cui hanno preso parte anche le comunità indigene, che hanno chiesto l’inclusione dei loro diritti territoriali nei piani climatici dei Paesi. Il Brasile è però anche l’ottavo produttore al mondo di petrolio, e a ottobre un’azienda petrolifera statale ha ottenuto l’autorizzazione ad avviare esplorazioni proprio nell’area del rio delle Amazzoni.

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Inoltre questi negoziati segnavano i 10 anni dall’Accordo di Parigi, caposaldo della lotta alla crisi climatica in cui 194 Paesi si sono impegnati a mantenere l’aumento delle temperature globali sotto i 2 gradi, sforzandosi di restare entro il grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali. Eppure per salvare il multilateralismo, ovvero la capacità di tutti gli Stati di prendere decisioni unanimi per poter procedere nella difesa del Pianeta, si è forse sacrificato un po’ di percorso nella lotta alla crisi climatica. Prossime tappe saranno COP31 in Turchia sotto la presenza dell’Australia e COP32 in Etiopia.