Anche il Pianeta ha bisogno del suo avvocato, per essere protetta anche in sede legale, dove tutto può cambiare. Ne abbiamo parlato con Francesco Maletto, avvocato che vive in Spagna e lavora con l’organizzazione legale ambientale Client Earth
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Francesco Maletto, avvocato ambientale di ecosistemi marini, Client Earth:
“Abbiamo avuto occasione di lavorare anche in Italia. In particolare, abbiamo vinto l'anno scorso un contenzioso nel mare Adriatico rispetto a una piattaforma di gas che nel 2021 era stata proprio al confine di un'area marina protetta designata per la conservazione del tursiope e della tartaruga Caretta caretta”.
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“Ovviamente, l'attività di ricerca e sfruttamento di idrocarburi in mare ha degli impatti altissimi sulla biodiversità. Era stata autorizzata senza un'analisi degli impatti, per cui nel 2021 insieme ad altre organizzazioni italiane abbiamo impugnato l'autorizzazione e nel 2024, dopo oltre 3 anni di contenzioso, il TAR del Lazio ci ha dato ragione annullando l'autorizzazione alla realizzazione ed esercizio della piattaforma”.
Anche la Terra ha bisogno del suo avvocato, per essere protetta anche in sede legale, dove tutto può cambiare. Francesco Maletto vive in Spagna e lavora con Client Earth, un’organizzazione legale ambientale nata nel 2007 su iniziativa di un avvocato americano che, proprio come suggerisce il nome, ha fatto del Pianeta il suo cliente principale.
“Siamo 300 persone, più della metà siamo avvocati ambientali, quindi ci occupiamo di tutto quello che è il diritto dell'ambiente in tutte le sue più strane ramificazioni. Seguiamo casi di contenzioso strategico, ma anche advocate in incidenza politica rispetto a tutti i campi del diritto dell'ambiente: dai prodotti chimici, alla protezione della biodiversità marina, alla plastica, all'agricoltura. I nostri sono tutti casi di contenzioso che hanno come unica finalità la protezione dell'ambiente. Affrontare quella che oggi definiamo la triplice crisi: della biodiversità, del clima e dell'inquinamento”.
All’interno di Client Earth, Francesco Maletto è attivo nel team dedicato alla biodiversità marina, che cerca di far rispettare le norme già presenti a sua tutela. Grandi protagoniste, le aree marine protette.
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“La mia area di expertise è quella dei paesi del Mediterraneo, che come sappiamo è uno dei grandi hotspot globali della biodiversità, uno dei più ricchi, ma anche uno dei più vulnerabili. Il centro di questo lavoro sono le aree marine protette, designate per proteggere determinati valori della biodiversità. Uno dei grandi obiettivi di questo decennio a livello internazionale ed europeo è quello del 30x30. Proteggere il 30% del mare e della superficie terrestre entro il 2030".
"Non significa solo designare su una mappa le aree marine protette, significa anche garantire che queste aree marine protette siano gestite in maniera efficace. Una delle più gravi minacce per la biodiversità marina e per gli habitat sensibili, soprattutto nel Mediterraneo, è la pesca strascico. In Spagna abbiamo impugnato nel 2024 le autorizzazioni che consentono ai pescherecci di pescare a strascico nelle aree marine protette in forma appunto strutturale e generalizzata. Adesso siamo in tribunale davanti all'Audiencia Nacional di Madrid per chiedere l'annullamento di queste autorizzazioni”.
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Un lavoro che non si può fare da soli. È infatti fondamentale la collaborazione con le comunità locali ed esperti scientifici, in grado di portare conoscenza del territorio e contributi scientifici cruciali per la buona riuscita del contenzioso.
“Noi siamo in tutto il mondo, ma senza la società civile locale non andiamo da nessuna parte. Perché sono gli attori locali quelli che conoscono il territorio, che conoscono i problemi e che hanno l'informazione scientifica”.
“Queste norme ci sono, ci sono da tanto tempo. La Direttiva Habitat, che è uno degli strumenti normativi più forti che abbiamo in Europa per proteggere la biodiversità, è del 1992. Quello che, secondo me, è fondamentale è capire come queste norme possono essere usate in maniera efficace per proteggere l'ambiente e la biodiversità. L'obiettivo è quello di arrivare ad una proliferazione di contenziosi e creare un impatto sistemico orizzontale, quantomeno a livello europeo, come le onde del mare. Quindi contenziosi che permettono di avanzare sempre di più, non solo appunto attraverso la nostra attività, ma anche permettendo ad altri attori di usare le stesse tecniche, gli stessi argomenti, le stesse norme per raggiungere un effetto, appunto, sistemico. Le norme ci sono, devono essere usate”.
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