UNA GIORNATA CONTRO GLI SPRECHI

Buttiamo via ancora troppo cibo

In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza degli Sprechi e delle Perdite Alimentari, E-Planet ha intervistato Andrea Segrè, docente ed esperto che monitora il fenomeno da venticinque anni

di Sara Del Dot
03 Ott 2025 - 14:21
 © Unsplash

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Andrea Segrè, Docente dell'Università di Bologna e Direttore Scientifico dell'Osservatorio Waste Watcher Campagna Spreco Zero: “L’ultimo dato globale ci dice che si gettano via 1 miliardo e 50 milioni di tonnellate. Un terzo di ciò che si produce non arriva alle nostre tavole”.

Ancora troppo cibo buttato senza essere consumato. Un fenomeno, quello dello spreco alimentare, che attraversa le nostre scelte di consumo, i modelli produttivi, le abitudini e la cultura. 

Sono passati dieci anni dalla sottoscrizione dell’Agenza 2030 per lo sviluppo sostenibile e nove dall’adozione della legge Gadda sugli sprechi. E anche quest’anno, il 29 settembre, giornata dedicata proprio al cibo prodotto ma mai consumato, ci ricorda a che punto siamo, cosa abbiamo migliorato, quanto c’è ancora da fare.

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Andrea Segrè monitora il fenomeno da 25 anni, ha iniziato con il Last Minute Market, recuperando cibo invenduto nella grande distribuzione a fini solidali. Resosi poi conto che il 65% dello spreco avviene nelle nostre case, ha poi fondato in vista di Expo l’Osservatorio Waste Watcher proprio per monitorare il fenomeno a livello domestico.

© Facebook Andrea Segrè

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Abbiamo una metrica, è lo spreco pro capite settimanale e perché il tipo di indagine scientifica viene fatta su un campione rappresentativo in una settimana l'anno, poi facciamo delle stime e posso dire che andiamo bene, ma non benissimo, nel senso che prendiamo i dati dal 2015 che per altro è l'anno di partenza dell'agenda ONU per lo sviluppo sostenibile. Un po' meno di 700 grammi pro capite a settimana. Quindi noi in una settimana gettavamo via un po' più di un pasto. Nel 2025 - sono passati 10 anni - siamo intorno ai 500 grammi, cioè continuiamo a gettar via un pasto alla settimana. Sembra poco, poi faccio la moltiplicazione in euro e allora a quel punto il dato diventa un po' un pugno nello stomaco”. 

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Secondo i nuovi dati diffusi dall’osservatorio appena qualche giorno fa, dal 2015 in Italia lo spreco settimanale è sceso di 95 grammi, attestandosi a 555,8 grammi. Senza però avvicinarsi abbastanza all’obiettivo fissato per il 2030, ovvero 369,7 grammi settimanali. Sacrificati soprattutto frutta e verdura fresca e pane, seguiti da cipolle e tuberi.

Ad aumentare l’attenzione agli sprechi contribuiscono inflazione, conflitti e dazi commerciali, ma anche una maggiore consapevolezza sugli impatti ambientali. Ma c’è ancora molto da fare e non solo per ragioni ambientali.

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Il valore di ciò che gettiamo via 2025 (dato Waste Watcher appena rilevato) vale 7,16 miliardi di euro. Oltretutto per smaltire quel rifiuto ci paghiamo una tassa. A monte, per produrre un alimento che poi gettiamo via, usiamo terra, suolo, acqua, energie, risorse che sono molto limitate. Questo è un peso sull’ambiente. Lo spreco, se vogliamo una percentuale, contribuisce fra l'8 e il 10% della CO2 totale dei gas climalteranti”.

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Che fare quindi per ridurre il nostro impatto e adottare comportamenti più consapevoli?

Abbiamo lanciato ormai due anni fa un'applicazione che si chiama Sprecometro. Ti capita di lasciare avvizzire un casco di scarola in frigorifero perché l'hai imboscato da qualche parte e l'app ti dice 'Bene, stai gettando 50 g di scarola'. Ti dà subito il valore economico, ti dà subito le impronte ambientali, quella dell'acqua e quella della CO2 e poi ad esempio ti dirà 'Guarda che il frigorifero ha delle posizioni diverse con delle temperature diverse, la frutta e la verdura vanno sotto o sopra, dipende dal frigorifero, poi quella che hai comprato prima, magari mettila un po' più avanti, così ti ricordi e la consumi”.