Le luci che usiamo per vedere al buio finiscono per impedirci di guardare al di fuori dal nostro piccolo spazio vitale, tagliando in qualche modo la connessione con l’universo. Sono le conseguenze dell’inquinamento luminoso
di Sara Del Dot© Unsplash
“Il nostro senso principale è la vista. Il buio ci fa paura sin da quando siamo bambini, perché nel buio ci sono i mostri e quindi siamo più felici, ci sentiamo più tranquilli se la notte è illuminata. Siamo arrivati al punto in cui nelle città italiane ed europee non è più possibile osservare nessun oggetto nel cielo, se non quelli più brillanti, la luna, il pianeta Giove, ma il cielo è sparito”.
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Alzare lo sguardo al cielo notturno e non vedere quasi nulla è oggi per noi la normalità. Ma non lo è per il nostro corpo, per gli animali, per la natura. Le luci che usiamo per vedere al buio, finiscono per impedirci di guardare al di fuori dal nostro piccolo spazio vitale, tagliando in qualche modo la connessione con l’universo. Sono le conseguenze dell’inquinamento luminoso.
Ma cosa intendiamo quando parliamo di inquinamento luminoso? Ne abbiamo parlato con Daniele Gardiol, Astronomo dell’Osservatorio astronomico di Torino.
“Possiamo dire che è tutta la luce artificiale non necessaria che viene mandata verso l'alto di notte. Luce che poi viene diffusa dall'atmosfera e illumina il cielo e lo rende più chiaro di quello che dovrebbe essere. È il motivo per cui l'osservatorio di Torino è stato trasferito in collina a Pino Torinese già all'inizio del Novecento, perché Torino con l'introduzione della luce elettrica era troppo illuminata per fare delle osservazioni scientifiche”.
Un fenomeno che ha cambiato il lavoro degli astronomi, ma anche i ritmi della biodiversità e delle persone.
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“Oggigiorno gli astronomi hanno pochi posti nel mondo per poter fare delle osservazioni scientifiche. Il più grande telescopio italiano si trova alle Isole Canarie, perché è un luogo poco illuminato e fa anche spesso bello. Altri luoghi sono le Hawaii, il Cile sulle Ande. L'inquinamento luminoso ha delle serie conseguenze sia sulla salute dell'essere umano, perché distrugge il ritmo circadiano notte-giorno, e poi ha un impatto sugli ecosistemi. Più del 50% delle specie sono in realtà notturne o hanno comunque abitudini anche notturne. La cosa che ci può dare fiducia è che, a differenza di altri tipi di inquinamento, l'inquinamento luminoso è reversibile, sarebbe sufficiente spegnere le luci ed ecco che il problema è risolto”.
A una maggiore consapevolezza seguono delle regole, anche se ancora poco omogenee e su base locale. Ma come si effettuano le misurazioni?
“Attualmente abbiamo due strumenti che fanno un lavoro scientifico. Il primo è una telecamera piccolina che scatta 30 immagini del cielo al secondo. Grazie a un progetto che si chiama Prisma, possiamo tracciare le meteore. Riusciamo così a capire da dove un oggetto proveniva nel sistema solare e soprattutto siamo in grado di calcolare il punto di caduta di eventuali frammenti. Siccome queste telecamere osservano il cielo 24 ore su 24, osservano anche quanto il cielo è illuminato".
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"Il secondo strumento è un SQM, vuol dire uno “Sky Quality Meter”, che misura la qualità luminosa del cielo. Quello che in italiano è stato battezzato “buiometro”, cioè misura quanto il cielo è buio”.
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Ma cosa possiamo fare per preservare l’oscurità della notte?
“Prima ancora delle leggi, sarebbe opportuno che ci fosse una consapevolezza da parte della cittadinanza e delle amministrazioni. Quindi abbiamo proposto due progetti approvati dall'Unione Europea, uno dei quali è legato in particolare all'astroturismo, per dimostrare che avere dei cieli bui può essere anche una risorsa. Un secondo progetto più recente e anche più ambizioso è volto proprio alla sensibilizzazione. Poi naturalmente l’azione più ambiziosa è legata al fatto di cercare di avere una strategia comune in tutta Europa”.
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“La terra da sempre è stata per metà del tempo buia perché c'è il giorno e c'è la notte. Poter vedere le stelle di notte, potersi mettere in contatto con l'universo, ci aiuta a riavere nostro posto nel mondo. È l'astronomia che ci ha fatto capire che noi siamo un punto infinitesimo, ma non riuscite a capire quanto infinitesimo dell'universo. Ecco, poter avere questo rapporto profondo col cosmo e prendere atto dalla nostra vera dimensione, ci aiuterebbe anche a capire che tutte le cose che passano su questa terra, gli scontri, le guerre, sono nulla a confronto. Sono nulla a confronto di quello che è la grandezza e la magnificenza dell'universo”.