Dalla fotografia scattata da Italy4Climate il Mediterraneo emerge come “hotspot” climatico, con impatti sempre più frequenti su portafogli, case e imprese, soprattutto nel nostro Paese
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Più caldo, più danni. Nel 2024 l’Italia ha segnato un nuovo record: +1,5 °C sopra la media 1991–2020 (contro +0,65 °C a livello globale) e oltre +3 °C rispetto all’epoca pre-industriale cioè corriamo circa il doppio della media globale e non è una buona notizia. Dalla fotografia scattata da Italy4Climate il Mediterraneo emerge come “hotspot” climatico, con impatti sempre più frequenti su portafogli, case e imprese.
Gli eventi estremi esplodono: 3.631 nel solo 2024, +228% sul 2018. Piogge violente oltre 1.600 casi, raffiche di vento oltre 1.000, grandinate quasi 700, tornado oltre 300. Il conto economico degli ultimi decenni? >90 miliardi di euro di danni nello Stivale, una tassa occulta da 1500 euro a testa.
Sul fronte acqua spendiamo male una risorsa scarsa: le reti perdono il 42,4% dell’acqua immessa, mentre l’erogazione supera spesso i 220 litri al giorno per abitante. E le scorte naturali calano.
La crisi idrica pesa anche sull’energia: la siccità del 2022 ha fatto crollare l’idroelettrico ai minimi dagli anni ’50, portando il suo peso intorno al 10% della produzione elettrica nazionale.
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Il suolo consumato continua a crescere: più di 21.500 km² d’Italia sono ormai impermeabilizzati, un’area pari all’Emilia-Romagna. E con più asfalto e cemento, aumentano i danni quando l’acqua arriva tutta insieme. Oggi circa 12 milioni di italiani vivono in aree potenzialmente allagabili: case, imprese e infrastrutture esposte ad alluvioni sempre più frequenti.
In quota, i ghiacciai sono le nostre “spie rosse”: ne restano meno di 900 per ~360 km², ma loro sono gli unici che frenano, anzi vanno in retro mentre tutto accelera. La Marmolada dal 1905 ha perso oltre l’80–85% del volume storico e potrebbe scomparire entro il 2040: meno “serbatoi naturali” si traducono in più siccità estiva a valle.
I numeri parlano e il problema è oggi, non il 2100: i costi sono già in bolletta e nei bilanci comunali. Prevenzione, reti idriche che non perdano metà dell’acqua, suoli meno cementificati e adattamento delle città non sono vezzi green, ma polizze contro un clima che, a casa nostra, corre al doppio della velocità. E senza autovelox in vista.