Il nostro Paese perde tre posizioni rispetto al 2025 e ben diciassette rispetto al 2022. A penalizzarci è soprattutto il giudizio negativo dato alla politica climatica nazionale
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Durante la COP30 in corso a Belém, in Brasile, è stato presentato il Climate Change Performance Index 2026, la valutazione delle azioni climatiche dell’Unione Europea e di altre 63 nazioni.
Germanwatch, CAN International e NewClimate Institute sono gli autori del rapporto; per l’Italia collabora anche Legambiente. Come hanno spiegato i ricercatori, i parametri di riferimento sono gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e gli impegni assunti al 2030. Il Climate Change Performance Index si basa sulle emissioni di gas serra sullo sviluppo sia delle rinnovabili che dell’efficienza energetica e sulla politica climatica delle nazioni.
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In generale, si evince come gli sforzi globali fino ad ora siano stati insufficienti. Se da un lato ci sono state una riduzione delle emissioni e una crescita delle energie rinnovabili, dall’altro la maggior parte dei paesi del mondo non sta facendo abbastanza per tener fede agli obiettivi dell’Accordo di Parigi, siglato ormai dieci anni fa.
Non stupisce quindi che i primi tre posti siano simbolicamente vuoti. Nella spiegazione fornita, infatti, si sottolinea che nessuno dei Paesi ha ancora raggiunto la performance necessaria per contribuire a contenere con efficacia il surriscaldamento del Pianeta entro la soglia critica di 1.5 °C. Al quarto posto troviamo la Danimarca, premiata per i numerosi progetti nel campo dell’energia rinnovabile. Al quinto il Regno Unito, che ha abbandonato il carbone. Conquista il sesto posto il Marocco, per aver messo in campo una politica che garantisce emissioni pro-capite molto basse, oltre ad aver investito molto nel trasporto pubblico. Sul fondo troviamo ovviamente i grandi consumatori ed esportatori di combustibili fossili: Russia, Stati Uniti, Iran e Arabia Saudita.
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Per quanto riguarda l’Unione Europea, solo 15 dei 27 Paesi membri si trovano nella parte alta della classifica. Facendo un focus sull’Italia, i dati sono negativi. Il nostro paese scende al 46esimo posto (prima di noi anche Cipro e Algeria), perdendo tre posizioni rispetto al 2025 e ben diciassette rispetto al 2022.
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A penalizzarci è soprattutto il giudizio negativo dato alla politica climatica nazionale, giudicata fortemente inadeguata rispetto all’emergenza climatica in corso. Nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima è stata prevista una riduzione delle emissioni entro il 2030 del 44.3%, e del 49.5% se si includono anche gli assorbimenti di carbonio del settore foreste e agricoltura. Numero inferiori al 51% indicato nel PNRR e all'obiettivo europeo del 55%.