Allarme umanitario

Cop30, rapporto Onu: per il cambiamento climatico già 250 milioni di sfollati negli ultimi 10 anni

Secondo l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, nell’ultimo decennio le emergenze climatiche hanno costretto a fuggire dalle proprie case 70mila persone al giorno 

11 Nov 2025 - 10:20
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Un nuovo rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), diffuso in occasione dell’apertura della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici Cop30 a Belém, in Brasile, lancia un allarme drammatico: negli ultimi dieci anni, oltre 250 milioni di persone nel mondo sono state costrette a fuggire a causa di emergenze climatiche, con una media di quasi 70mila nuovi sfollati ogni giorno. Dalle inondazioni in Sud Sudan e Brasile alle siccità in Ciad ed Etiopia, gli eventi meteorologici estremi stanno aggravando crisi umanitarie già drammatiche, spingendo intere comunità verso una nuova instabilità.

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Le aree più colpite e i numeri dell’esodo climatico

 Secondo il rapporto, la maggior parte delle persone costrette alla fuga vive in Paesi già segnati da povertà e conflitti. Le inondazioni hanno devastato intere regioni del Sud Sudan e del Brasile, mentre ondate di caldo record hanno colpito duramente il Kenya e il Pakistan. Queste condizioni, sottolinea l’Unhcr, stanno mettendo in ginocchio comunità vulnerabili che spesso non dispongono dei mezzi per adattarsi a un clima sempre più estremo. In Africa, tre quarti del territorio risulta degradato e oltre la metà dei campi profughi si trova in aree sottoposte a forti pressioni ambientali.

Gli effetti del caldo estremo e della scarsità d’acqua

 Il documento dell’Unhcr evidenzia come l’aumento delle temperature e la riduzione delle risorse idriche stiano minacciando la sopravvivenza di milioni di persone. Entro il 2050, i quindici campi profughi più caldi del mondo – situati in Paesi come Gambia, Eritrea, Etiopia, Senegal e Mali – potrebbero sperimentare quasi 200 giorni di caldo estremo all’anno. Una situazione che, secondo gli esperti, potrebbe rendere queste aree inabitabili. “Molti di questi luoghi rischiano di diventare inabitabili a causa della combinazione mortale di caldo estremo e alta umidità”, avverte il rapporto.

Unhcr: “Molti campi profughi rischiano di diventare inabitabili”

 Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha sottolineato che “le condizioni meteorologiche estreme stanno distruggendo case e mezzi di sussistenza, costringendo le famiglie – molte delle quali sono già fuggite dalla violenza – a fuggire di nuovo”. Secondo Grandi, l’emergenza climatica sta creando un ciclo di vulnerabilità in cui le comunità più povere pagano il prezzo più alto.

Il legame tra degrado ambientale e conflitti

 Nel Sahel, l’Unhcr ha registrato un incremento delle tensioni sociali legate alla perdita di mezzi di sussistenza dovuta al cambiamento climatico. In alcune aree, la scarsità di risorse e il collasso delle attività agricole stanno spingendo parte della popolazione verso gruppi armati, alimentando nuovi cicli di violenza e sfollamento. Lo stress ambientale, osserva il rapporto, può così diventare un moltiplicatore di conflitti e instabilità.

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