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Toxic positity: essere sempre ottimisti può far male

Rimuovere le emozioni negative può portare a perdere il contatto con la realtà

Toxic positity: essere sempre ottimisti può far male  - foto 1
Istockphoto

Stiamo vivendo un momento difficile e doloroso, eppure tra i nostri conoscenti c’è chi ci invita a non abbatterci, a convincerci che “andrà tutto bene” e ci promette di inviarci “vibrazioni e pensieri positivi”: alzi la mano chi non si è sentito preso in giro da questo ottimismo a tutti i costi e senza alcun riscontro nella realtà, nel quale non ci sentiamo compresi e sminuiti nel dolore che proviamo.

Questo è un esempio di toxic positivity, ossia di positività tossica, cioè un ottimismo privo di qualsiasi fondamento, che non ha nulla in comune con la resilienza e con l’approccio aperto al mondo che pure è necessario per vivere bene.

CHE COS’È LA POSITIVITÀ TOSSICA – Secondo la definizione che si legge nel Dizionario Treccani, una persona positiva è un soggetto portato per natura a considerare, giudicare e prevedere gli avvenimenti nel modo più favorevole. La positività tossica invece, è un ottimismo privo di riscontri nella realtà. un atteggiamento di ottimismo forzato, nel quale ci si rifugia, magari inconsapevolmente, quando le cose vanno male e si cerca di allontanarle da sé. Non si tratta semplicemente di rimuovere un evento poco piacevole, quanto piuttosto di negare le sensazioni e le emozioni negative che stiamo provando in quel frangente.  La capacità di non lasciarsi andare allo sconforto nei momenti difficili è sicuramente un modo sano per affrontarli, ma negare le sensazioni negative che si provano (ansia, timore, rabbia) e rifugiarsi nella certezza che tutto andrà per il meglio non è un approccio equilibrato e salutare.  Può essere, invece, molto controproducente. 

 

L’IMPORTANZA DELLE EMOZIONI NEGATIVE – La paura, la frustrazione, la collera sono emozioni che devono essere elaborate per poterle superare.  Certo, il tempo ci aiuta a lasciarcele alle spalle, ma non a risolverle: ce ne dimenticheremo, probabilmente, ma continueremo a trovarcele addosso sotto forma di ansia, di depressione o di risentimento. La strada è imparare a convivere con i propri lati oscuri, senza cadere vittima di un pessimismo cronico, ma anche senza cedere a un ottimismo insensato e senza riscontro con la realtà. Il fatto di negare, in noi e negli altri, la presenza degli stati d’animo negativi, non ci rende affatto più facile superarli e non ci rende più felici: ci priva solo del senso della realtà. 

 

L’EMPATIA CON GLI ALTRI – La positività tossica non è solo rivolta a noi stessi, ma spesso è diretta verso altre persone, causando ulteriore dispiacere in chi già vive una realtà difficile. Per fare un esempio: pensiamo al caso in cui a un’amica in lutto, o che ha appena scoperto di avere una malattia grave, inviamo foto e meme di teneri gattini o messaggi in cui le inviamo le nostre “vibrazioni positive”. Il destinatario di questi messaggi del tutto inadeguati si sentirà preso in giro, sminuito nel proprio dolore e ancora più infelice. Molto meglio, in casi come questo, un messaggio che esprima il nostro pensiero e la nostra vicinanza senza esprimere un giudizio, come: “So di non poter fare molto per farti sentire meglio, ma sappi che se vuoi, io sono qui per te”. E, se la persona è davanti a noi, abbracciamola stretta, lasciamola libera di sfogare tutto il suo dispiacere ed evitiamo qualsiasi commento. Altra frase tabù: “Andrà tutto bene”; molto meglio. “Combatteremo insieme e ce la faremo”. Nel secondo caso non manca l’incoraggiamento e l’auspicio del lieto fine, ma è presente anche la consapevolezza che per arrivarci c’è una strada in salita da percorrere e l’offerta del proprio sostegno attivo. La condivisione e la vicinanza senza esprimere giudizi sono il modo migliore per accettare e superare le emozioni che proviamo. 

 

I RISCHI DELLA POSITIVITÀ TOSSICA - La toxic positivity può essere molto controproducente per una serie di ragioni.
- L’ottimismo a tutti i costi è ben diverso dalla resilienza, che ci insegna a trovare soluzioni nuove e diverse a un problema reale. La positività tossica contiene invece in sé un messaggio di negazione della realtà, in cui si rimuove ciò che non ci si sente di affrontare, a cominciare dai propri stati d’animo. Così, oltre a non trovare la soluzione al problema che ci affligge, finiamo per sentirci inadeguati e in colpa per la nostra paura, dispiacere o collera. 
- Il cervello, in presenza di uno stimolo negativo come ansia o rabbia, se riceve l'istruzione paradossale "non pensarci e rilassati", in molti casi tenderà a focalizzarsi proprio sulla sensazione negativa, per cercare di ignorarla. In questo modo però lo stimolo diventerò ancora più evidente.
- Il pensiero positivo a tutti i costi si fonda sull'errata convinzione che sia possibile esercitare un controllo attivo sulle nostre emozioni e sul corso dei nostri pensieri. Possiamo di certo controllare il modo in cui le esprimiamo, ma non sul modo di sperimentarle. Da questa errata convinzione può derivare una spinta ad auto colpevolizzarci se non riusciamo nell'intento.

 

OCCHIALI ROSA? NO GRAZIE – Per raggiungere il benessere e la serenità negli alti e bassi della vita occorre dunque una razionalità consapevole e una positività ragionevole. Insomma, serve una giusta via di mezzo: un conto è vedere il bicchiere mezzo pieno, un altro è aspettarsi di vincere alla lotteria senza aver mai giocato. 

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