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Perché conservare un segreto è così difficile

La propensione al silenzio dipende anche da chi ci rivela la confidenza

Perché conservare un segreto è così difficile - foto 1
Istockphoto

Scriveva William Shakespeare in “Romeo e Giulietta”: “Due persone possono serbare un segreto solo se soltanto una di loro lo conosce”.

La penna del poeta esprime per immagini quello che ciascuno di noi in qualche momento ha sperimentato in prima persona: mantenere un segreto, che si tratti di un fatto della nostra vita che non vogliamo sia rivelato ad altri, o di qualcosa che ci è stato confidato con la richiesta di tenerlo per noi, è un peso notevole, un tarlo che genera ansia e stress, e che non tutti sono in grado di sopportare. E se il silenzio deve durare nel tempo, può anche nuocere alla nostra salute.

PERCHÉ ABBIAMO DEI SEGRETI – Se mantenere nascosto qualcosa genera così tanto disagio, perché è così comune avere dei segreti e sforzarsi di conservarlo a tutti i costi? La risposta è semplice: per quanto ci adoperiamo, a ciascuno di noi è capitato di compiere almeno occasionalmente degli atti di cui non andiamo fieri, per i quali ci sentiamo in colpa o, per lo meno, che ci fanno temere la riprovazione altrui. Può trattarsi dei fatti più disparati: un imbroglio, un tradimento, un gesto che va contro le norme sociali, oppure di un crimine vero e proprio o di una scorrettezza nei confronti della famiglia o degli amici. Oppure vogliamo nascondere un fatto in sé positivo ma che, se rivelato, potrebbe avere conseguenze negative per noi o per i nostri cari, ragion per cui scegliamo di tenerlo nascosto.  Se invece siamo custodi di un segreto altrui, la ragione che ci spinge al silenzio è, per lo più, la volontà di non tradire la fiducia di chi ci ha scelti come confidenti.  Sono invece di natura completamente diversa i segreti che non riveliamo a nessuno, nemmeno al partner, per riservatezza, per intimità o perché appartengono alla nostra sfera più personale e intima: in questo caso non c’è nulla di male a non farne parola, ma di solito, quando si tratta di pensieri, sogni e fantasie di questo genere, non facciamo alcuna fatica a conservarli, senza sensi di colpa e senza desiderio di farne parola. 

PERCHÉ TENERE UN SEGRETO È DIFFICILE - Uno studio, condotto negli Stati Uniti dagli specialisti della Tufts University e pubblicato sulla rivista scientifica "Journal of Experimental Psychology" ha scoperto che mantenere un segreto può essere un tarlo così logorante da nuocere alla salute. La ricerca ha preso in esame 1000 volontari: ciascuno di loro ha ammesso di avere avuto almeno un segreto nella propria vita e di averne custoditi in media  tredici, confidati da altri. Sempre in media, cinque segreti sono rimasti tali, senza mai essere rivelati. I ricercatori hanno rilevato che tenere un segreto provoca ansia e stress emotivo proporzionali al "peso" del contenuto del singolo segreto, in particolare nei casi in cui rivelarlo potrebbe creare dolore o danneggiare qualcuno. Inoltre, secondo il gruppo di ricerca della University of Texas guidato dal dr. Art Markman, quanto più a lungo è necessario mantenere il silenzio, tanto più il custode del segreto proverà stress e ansia. I partecipanti a questo lavoro, invitati a ripensare ai propri segreti, hanno risposto di sentirsi fisicamente oppressi da un peso, anche nei momenti in cui si trovavano soli e non dovevano adoperarsi attivamente per nasconderli. Insomma, il logorio del non detto non era tanto di tipo sociale, quanto un tarlo interiore che riportava di continuo la mente al fatto celato, anche nei momenti di solitudine. Mantenere il riserbo su qualcosa è dunque logorante e non alla portata di tutti, specie quando ci si sofferma a pensare al sollievo che si prova nel momento in cui finalmente si vuota il sacco. 

 

CHI “TRADISCE” NON HA TUTTE LE COLPE – I partecipanti a un altro studio, condotto dagli esperti dell’Università dell’Arizona, hanno invece ammesso di aver rivelato i segreti altrui in media nel 30% dei casi. Insomma, quasi un segreto su tre è venuto alla luce in violazione alla consegna del silenzio. Ma la propensione a mancare alla riservatezza è tanto maggiore quanto meno si ha stima della persona che si è confidata con noi. I segreti rivelati da parenti o amici intimi, ad esempio, venivano alla luce solo nel 26% dei casi. Insomma: conservare un segreto dipende molto anche da chi ce lo confida. 

I SEGRETI NECESSARI - Esistono infine alcuni casi particolari in cui mantenere un segreto è utile e necessario. Sono di questo tipo, ad esempio, le bugie bianche, ovvero quelle non verità raccontate a fin di bene, per evitare un dispiacere inutile per chi ne venisse a conoscenza, oppure i casi estremi di malati terminali ai quali viene nascosta la gravità della malattia, per richiesta più o meno implicita dell'interessato di non essere messo del tutto al corrente della situazione. In questi casi, sarebbe la sincerità a tradire le aspettative: è compito dei depositari del segreto fare in modo che continui a non essere svelato.
 

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