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Meglio una bugia pietosa o una verità che fa soffrire?

Le piccole falsità semplificano la vita e possono migliorare le relazioni, ma tutto dipende dall’intento con cui le pronunciamo

Meglio una bugia pietosa o una verità che fa soffrire? - foto 1
Istockphoto

Sono chiamate comunemente “bugie bianche”, perché vengono pronunciate a fin di bene, per evitare un dispiacere a chi ci ascolta o per nascondere una verità scomoda.

A volte aiutano, ma non sempre sono una buona idea: le bugie, proprio come dice il proverbio, hanno le gambe corte e la verità presto o tardi finisce per venire a galla, con un impatto che fa ancora più male del dispiacere che avremmo voluto evitare. La questione non è però così semplice: sul lavoro, in famiglia o nei confronti degli amici ci sono situazioni in cui una verità non detta può essere la scelta migliore, anche nell’interesse della persona a cui stiamo mentendo.

LE BUGIE “BIANCHE” – Sono le piccole falsità pronunciate a fin di bene, delle quali è praticamente impossibile fare a meno. A volte si tratta di frasi di cortesia (che piacere vederti, detto a una persona odiosa, della quale non sentivamo affatto la mancanza), oppure di frasi di incoraggiamento che fanno bene all’autostima del nostro interlocutore (mi piace la tua nuova pettinatura), o di una frottolina di pura solidarietà (Sì, ho visto anch’io il tuo ex in compagnia di una ragazza alla festa, ma lei era davvero un mostro!). Ci sono situazioni, insomma, in cui la verità assoluta è poco praticabile, per lo meno se non vogliamo fare terra bruciata intorno a noi. Nascondere verità scomode serve anche a proteggere la nostra quotidianità e quella delle persone a cui teniamo e a rapporti più sereni con i nostri simili. 

 

BUGIARDI SERIALI – Una delle caratteristiche delle bugie a fin di bene sta nella loro occasionalità. Se ne dice una ogni tanto e come estrema ratio, proprio se ne non se può fare a meno. Se mentire diventa invece un’abitudine significa che c’è qualcosa che non va. Una situazione che richiede un continuo inganno o una storia troppo complicata è segnale che la verità nascosta è troppo impellente per non essere portata alla luce. Un conto è non riferire all’amica del cuore che una volta abbiamo avvistato il suo lui con un’altra, altra questione è coprirlo in una relazione che si protrae nel tempo. In questo caso, la diretta interessata ha il sacrosanto diritto di essere messa al corrente, naturalmente con le dovute cautele e con un po’ di tatto. 

 

LE BUGIE NON SONO TUTTE UGUALI – A fare la differenza sono il motivo e l’intenzione per cui decidiamo di mentire. Alcune volte si mente per convenienza, per renderci più piacevoli o per difendere la privacy; altre volte lo si fa per ingannare, per trarne un vantaggio personale o, deliberatamente, per fare del male. Una piccola bugia difensiva è un peccato veniale che semplifica la vita, ma la vera e propria menzogna è un atto spregevole e non giustificabile. Quando poi si mente in modo sistematico e si arriva a costruire una sorta di mondo parallelo, la bugia può anche indicare uno stato patologico. In questi casi, si mente soprattutto a se stessi e si finisce in una spirale dalla quale non sempre si riesce a uscire. 

 

BUGIE NON DETTE O VERITÀ GRIDATE – Tra mentire spudoratamente e sbandierare verità scomode gridandole ai quattro venti c’è anche una via di mezzo: il silenzio. Se non sappiamo quale strada scegliere, il fatto di non intromettersi e semplicemente non rivelare quello che sappiamo, può essere un compromesso che ci mette in pace con la coscienza, almeno fino a un certo punto. Se scegliamo, invece, di essere onesti fino in fondo, ricordiamo che la verità non può essere buttata in faccia alle persone senza riguardi: in questo caso si trasforma in un atto aggressivo ed essere ancora più dannoso di una deliberata bugia. 

 

LA VERITÀ COME ARMA – Se mentire è un atto riprovevole, lo è ancora di più sbandierare certe verità con il preciso scopo di ferire e magari di vendicarsi. Se siamo a conoscenza di un segreto che potrebbe ferire un’altra persona, occorre valutare attentamente la situazione: il rispetto per l’altro e per noi stessi è il primo criterio da seguire prima di procedere a certe rivelazioni. Dobbiamo anche essere certi di voler affrontare le conseguenze che può avere la nostra scelta, che sia di parlare o di tacere. 

 

QUANDO LE BUGIE NON FUNZIONANO – Una bugia bianca, pronunciata quando ci si conosce da poco tempo o nell’ambito di una relazione non troppo stretta, può aiutare a creare un rapporto più profondo, compiacendo l’altro nelle prime fasi in cui si ci frequenta. Man mano che la relazione si consolida, che si tratti di amicizia, di un rapporto professionale o soprattutto di una relazione amorosa, è indispensabile che si crei un legame di fiducia: in questi casi è senz’altro preferibile scegliere la sincerità.   

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