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Gentilezza: una virtù che fa star bene, anche al lavoro e in tempi di Covid

Consigli e considerazioni in occasione della Giornata Mondiale di venerdì 13 novembre

Istockphoto

Trattare le persone con cortesia, amabilità e buon garbo, ma più ancora saper accogliere gli altri con partecipazione e simpateticità: il contrario di gentilezza non è sgarberia o maleducazione.  Essere gentili significa soprattutto non essere ostili o, peggio ancora, indifferenti. La vera gentilezza è una disposizione d’animo che rende migliore la vita, nostra e di chi ci circonda, che aiuta il buon umore e che dobbiamo sempre usare anche nei confronti di chi non la merita. In occasione della Giornata Mondiale della Gentilezza, che si celebra il 13 novembre, vediamo come mettere in pratica questa virtù anche nei luoghi di lavoro, ambiti in cui non sempre riesce ad affermarsi, e come declinarla in tempi di pandemia da Covid-19. 

A questo proposito, la piattaforma per la ricerca di lavoro online InfoJobs ha realizzato un’indagine per scoprire che cosa sia la gentilezza negli ambienti di lavoro, e se e come sia cambiata in occasione della pandemia di Covid-19, prendendo in considerazione un campione di circa 2.000 intervistati di entrambi i sessi, over 18 anni e di tutta Italia. Dalle risposte emerge, come primo dato, una chiara consapevolezza: nel mondo del lavoro c’è sempre spazio per la gentilezza (64,3% delle risposte, +2% rispetto allo scorso anno), anche se un cospicuo 25,4% crede che questo dipenda da contesto, ruolo e settore lavorativo. Il 10,2% invece considera l’ambiente di lavoro troppo competitivo e quindi non adatto ad atteggiamenti gentili. Secondo gli intervistati, la gentilezza sul lavoro è un punto di forza (65% degli risposte); secondo il 20% circa è addirittura un elemento imprescindibile. Non manca tuttavia chi è convinto che sia un’illusione (6,2%), una debolezza (1,5%) o una tattica per trarne vantaggi (7,4%). 

 

L’espressione leadership gentile è ben integrata nel vocabolario degli italiani. Volendo compilare una classifica delle caratteristiche principali che dovrebbe avere un capo gentile troviamo innanzi tutto la capacità di avere spirito di squadra (non esiste “io” ma solo “noi”, per successi e fallimenti -38% delle risposte), seguito dalla capacità di guidare il team al raggiungimento degli obiettivi, senza imporre idee e metodi (24%), dal saper premiare i risultati e indagare gli insuccessi senza colpevolizzare (23%), e infine dalla capacità di ascoltare e gratificare (15%). 

Anche se tutti si augurano un capo di questo genere, solo il 41% dichiara di avere un leader gentile, mentre una percentuale di poco superiore (41,5%) ha un responsabile che non considera la gentilezza un elemento importante. Il 17,5% ha addirittura un superiore che premia un clima rigoroso, credendolo più funzionale.

 

Per quanto riguarda i rapporti tra colleghi, invece, la gentilezza deve essere insita nel lavoro quotidiano e manifestarsi nella gestione dei compiti, nella condivisione e nell’aiuto alla produttività. Il supporto nelle difficoltà o nella distribuzione dei carichi di lavoro (61%) è infatti la principale manifestazione di gentilezza tra colleghi, seguita dalla condivisione di successi e fallimenti (20%). A considerevole distanza seguono l’ascolto, l’essere presenti e disponibili verso i colleghi (9%) o ancora piccole attenzioni quotidiane come offrire un caffè (10%). 

 

Nei tempi di Covid-19, momento di difficoltà e di lontananza forzata, la gentilezza diventa un valore chiave. La grande maggioranza dei rispondenti conferma di avere fatto negli ultimi sei mesi gesti gentili nella quotidianità, sia verso i colleghi (63,5%) che nei confronti del capo (7,4%). Non manca però chi ha ammesso di aver subito la pressione del difficile contesto nel quale ci troviamo e di non avere compiuto gesti gentili, a causa di perdita di empatia (26%) e per la riduzione delle occasioni di socialità e di incontro.

 

In tempi di smart working ascoltare un collega e supportarlo per la consegna di un lavoro rimane una forma importante di gentilezza, anche a distanza, per la maggior parte degli intervistati (50%). I momenti conviviali possono essere rivissuti online (16,5%), anche se non da tutti: il 16,3% sente la mancanza della confidenza che viene dal contatto fisico, mentre il 17,1% dichiara di sentirsi più lontano anche mentalmente e imbarazzato dietro lo schermo. Chi ha la fortuna di avere un leader gentile, ha visto crescere a distanza la fiducia, sentendosi autonomo ma sempre parte di un gruppo (35%). Chi in questi mesi si è invece sempre recato al lavoro: ha trovato nella gentilezza serenità e empatia in questo momento difficile (27,1%) e perché tutti abbiamo la necessità di intravedere un sorriso dietro le mascherine (33%). 

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