8 marzo

Pari opportunità: le donne discriminate dalla “paghetta” alla pensione

È il cosiddetto gender pay gap, una forbice evidente nella carriera, che inizia dall’infanzia e prosegue per tutta la vita

07 Mar 2025 - 05:00
 © Istockphoto

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Il gender pay gap comincia dalla “paghetta” che i genitori danno ai loro bambini negli anni dell’infanzia e continua fino alla pensione. Anche se le ragazze sono più brave a scuola, conseguono risultati più brillanti e concludono il loro corso di studi in meno tempo, il mondo del lavoro continua a penalizzarle seriamente, sia in termini di carriera che dal punto di vista economico: lo sostengono i dati Istat , secondo i quali in Italia le donne hanno un tasso di occupazione di quasi 18 punti inferiore a quello degli uomini e una retribuzione giornaliera in media di circa il 20% più bassa dei loro colleghi. Lo stesso schema si ripropone nell’età del pensionamento. Insomma, le donne sono economicamente penalizzate dall’asilo al fine vita.  

DISCRIMINATE GIÀ DALLA CULLA – Uno studio, curioso ma illuminante, condotto qualche tempo fa da una banca britannica su un gruppo di bambini sudditi di Sua Maestà di età compresa tra gli 8 e i 15 anni, ha mostrato che le bambine ricevono una mancia settimanale media inferiore del 12% rispetto a quella concessa ai fratelli. Un risultato analogo è emerso da un'altra indagine, condotta stavolta negli Stati Uniti dalla quale risulta che le bambine, pur essendo spesso coinvolte nell'aiuto domestico, ricevono una "paghetta" inferiore rispetto ai maschietti. Insomma, già in seno alla famiglia ci si aspetta che una ragazzina sia tenuta a dedicarsi alle mansioni di cura in misura maggiore rispetto ai fratelli, e che non sia necessario retribuire il suo tempo, come se la sua collaborazione fosse un atto dovuto. Anche se stiamo parlando di "pocket money" e non di stipendio veri e propri, appare evidente che la consuetudine di retribuire le femmine meno dei maschi comincia in età molto precoce e già in seno alla famiglia, come un fatto transgenerazionale. Il concetto che, ad esempio, lavare i piatti sia un lavoro "da femmine", porta alla conclusione che la stessa attività, quando viene richiesta a un ragazzo, comporti la necessità di una retribuzione maggiore. Non solo: Il 44% dei maschietti non è soddisfatto della propria mancia e chiede l’aumento ai genitori, mentre la quota delle bambine insoddisfatte e propense alla "rivendicazione salariale" si ferma al 39%. Un altro studio, realizzato qualche anno fa e intitolato "Reflections on the Future of the Second Half of the Gender Revolution",  riportato dal New York Times, ha analizzato le consuetudini di un campione di adolescenti, maschi e femmine, di età compresa tra i 15 e i 19 anni. È emerso tra l’altro che i maschi dedicano in media mezz’ora al giorno ai lavori domestici, mentre le ragazze 45 minuti. Da un altro studio, l’American Time Use Survey, che analizza l’uso del tempo da parte degli americani, rivela un altro dato curioso: spesso i maschietti ricevono una mancia per la loro igiene personale, mentre le bambine no.

QUANDO SI ARRIVA ALLA PENSIONE – Nel nostro Paese, secondo i dati del “Rendiconto di genere” presentato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, le condizioni di svantaggio delle donne si fanno ancora più evidenti al momento di ritirarsi dal mondo del lavoro. Quando si esaminano gli assegni erogati per le pensioni, emerge che le donne percepiscono un assegno inferiore del 47% rispetto a quello degli uomini, corrispondente a oltre 900 euro in media di differenza.  Il dato risente del fatto che una parte delle donne non ha lavorato fuori casa nel corso della sua vita e percepisce solo la pensione assegnata al coniuge superstite; al contrario la carriera degli uomini è in media più lunga, meno discontinua e meglio retribuita rispetto a quella femminile.  

Insomma, il divario tra le retribuzioni riservate a uomini e donne è un fatto che inizia negli anni dell’infanzia e si protrae per tutta la vita. Per arrivare a una reale ed effettiva parità di genere, che copra anche il divario di retribuzione, la strada da fare è ancora lunga e difficile: difficile pensare che le mimose siano sufficienti.  

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