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8 marzo: una giornata per tutte le donne

La Festa della Donna tra ricorrenze, storia e tanti aspetti in cui il gender gap è ancora da superare 

8 marzo: una giornata per tutte le donne - foto 1
Istockphoto

L’8 marzo si celebra la Giornata della Donna.

Una data il cui significato profondo va molto oltre la retorica, dato che le disparità di genere continuano a essere drammaticamente sotto gli occhi di tutti: dalla repressione violenta in corso in Iran, partita da qualche ciocca di capelli sfuggita al velo islamico e dilagata fino ad assumere il carattere di una vera rivoluzione, alla strage continua di donne e ragazze uccise in ambito famigliare o da ex-partner che non si rassegnano a lasciarle libere. Eppure, la giornata dell’8 marzo, oltre a essere un momento di sensibilizzazione e di presa di coscienza, si propone anche come segno di speranza e di festa, come vuole il colore giallo delle mimose, perché qualcosa di buono si sta facendo, anche se il cammino da percorrere è ancora lungo.

IL PERCHÉ DELLA DATA

 La data dell’8 marzo è stata scelta nel 1921, in occasione della Seconda conferenza delle donne comuniste, a Mosca, allineando in un’unica giornata le celebrazioni che i singoli Paesi programmavano in date differenti. La scelta dell’8 marzo aveva numerose ragioni: la conferenza moscovita si rifaceva esplicitamente a una manifestazione contro lo zarismo del 1917, giorno in cui le donne di San Pietroburgo manifestarono per ottenere “il pane e la pace”; pochi giorni dopo lo zar abdicò e la data è rimasta nei libri di storia ad indicare l’inizio della Rivoluzione di febbraio. Il mondo occidentale ha successivamente individuati altri episodi, più legati alla propria sfera culturale, tra cui il drammatico incendio avvenuto negli Stati Uniti nel 1857 e costato la vita a un gruppo di operaie che il padrone aveva rinchiuso all’interno di uno stabilimento industriale per impedire loro di partecipare a uno sciopero. In alcuni Paesi tra cui l'Italia si fa invece riferimento a un fatto analogo, avvenuto a New York l'8 marzo del 1911, quando il rogo in una fabbrica di camicie uccise 134 donne. Anche se negli ultimi anni la storicità di alcuni di questi episodi è stata messa in dubbio, la data è ormai diventata un simbolo al di là degli eventi che possono averlo generato.

 

L’8 MARZO IN ITALIA

 Nel nostro Paese la celebrazione di una Giornata della donna ha preso il via nel 1910, in occasione della Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste, con l’intento di ottenere parità di trattamento rispetto agli uomini, a cominciare dal diritto di voto. Le prime celebrazioni dedicate alle donne risalgono al 1922, con una interruzione negli anni del fascismo e una ripresa durante la lotta di liberazione nella Seconda guerra mondiale. Si formarono quindi i gruppi di difesa della donna collegati al Comitato di Liberazione Nazionale, da cui nacque l'Udi (Unione Donne Italiane). Nel 1946 l'Udi organizzò il primo 8 marzo nell'Italia libera, proponendo di farne una giornata per il riconoscimento dei diritti sociali e politici delle donne.

 

IL GENDER GAP

  La disparità tra i due sessi è ancora ben lungi dall’essere colmata. Come riferisce Ansa.it, il Gender Balance Observatory dedica un report alla carriera delle donne, nel quale si attesta che il 60% circa dei laureati nel mondo sono di sesso femminile, ma ancora poche di loro riescono a raggiungere la leadership aziendale. Ad esempio, nel 2019 a livello globale solo il 20% dei membri dei CDA erano donne e, nel 2022, solo il 7,5% di loro ricopriva la carica di CEO.  Secondo l’Osservatorio Terre des Hommes e OneDay Group, in un sondaggio realizzato in occasione dell’8 marzo coinvolgendo un campione di oltre 2000 ragazze dai 14 ai 26 anni, Il 47,78% delle giovani dichiara di aver assistito a una violenza fisica, mentre 7 ragazze su 10 dicono di aver assistito ad episodi assimilabili a questo genere di atti. Le giovani percepiscono il rischio della solitudine e dell'isolamento sociale (23,14%), il pericolo della violenza psicologica (19,72%), del bullismo (17,90%) e della violenza sessuale (17,39%). Per l'82,90% il web non è un ambiente sano e sicuro e tra i rischi il primo posto  tocca proprio al cyberbullismo.

 

LA SCUOLA – Troppo spesso le differenze di genere nascono negli anni dell’infanzia, quando i maschietti sono invitati a identificarsi nei ruoli di ingegneri o scienziati mentre alle bambine vengono proposti mestieri come l’insegnante o l’infermiera. Sempre secondo il sondaggio di Terre des Hommes, le ragazze italiane tra i 15 e i 29 anni Neet (Not in Education, Employment or Training) ovvero che non studiano e non lavorano, sono ben il 25%. La presenza femminile all’interno dei corsi di laurea Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) arriva ad appena la metà rispetto agli uomini, anche se una laurea in una disciplina scientifica offre migliori prospettive sul mercato lavorativo.

 

IN ECONOMIA E FINANZA – Un altro ambito in cui le donne devono colmare un divario importante rispetto agli uomini è quello dell’economia e della finanza, anche a livello di finanza personale come la gestione di un conto corrente, il calcolo del tasso di interesse di un prestito o la scelta di un investimento finanziario. Come risulta da un sondaggio condotto per Facile.it dagli istituti mUp Research e Norstat, più di due rispondenti su tre (67,3%) si dichiarano poco o per nulla preparate in materia di finanza personale. La percentuale di donne che hanno dichiarato di saperne almeno un po’ in questo ambito si ferma al 32,7%, mentre il 36% ha detto di considerare la finanza personale un argomento troppo difficile. La maggior parte delle intervistate ha dichiarato di conoscere termini generici basilari, come ad esempio mutuo a tasso fisso (67,5%), a tasso variabile (63,2%) o prestito personale (63,3%), ma la situazione peggiora quando si approfondiscono questi argomenti. Ad esempio, il 76% non sa spiegare il significato di TAN e il 72% ignora cosa sia il TAEG. In ambito assicurativo, invece, una rispondente su due non sa cosa sia la franchigia, mentre addirittura il 66% non conosce il significato di massimale.

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