Cederle il passo, offrire la cena, aprirle la portiera dell’auto: sono gesti gentili o un ritorno alla “donna oggetto”?
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I gesti galanti sono sempre apprezzati, anche se molti li considerano una forma di sessismo: oggi, anzi, sono social. Su TikTok e Instagram la galanteria è un argomento caldo: lo dimostra l’interesse sollevato dal cosiddetto “princess treatment”, il trattamento da principessa, in cui la ragazza è oggetto di attenzioni romantiche e spesso lussuose da parte del suo compagno. Questo codice di comportamento si contrappone al “bare minimum”, il minimo indispensabile dal quale un corteggiatore appena passabile non può esimersi in ogni caso. Il fenomeno riguarda soprattutto le coppie più giovani, appartenenti alla Generazione Z, ma riporta in auge l’eterna domanda: i gesti galanti di un ragazzo sono percepiti e apprezzati come attenzioni delicate e amorevoli nei confronti della propria dolce metà o come un atteggiamento sessista e inopportuno?
PRINCESS TREATMENT O BARE MINIMUM? - Come raccontano i social media, il "princess treatment", o trattamento da principessa, è un modo di comportarsi nei confronti di una ragazza improntato alla massima galanteria, in cui la partner viene coccolata con attenzioni piccole e grandi fino al limite del lusso. Qualche esempio? Cederle il passo o aprirle la portiera dell’auto, offrirle la propria giacca per coprirsi in una sera fresca, ma anche ci possono essere anche gesti più impegnativi come pagare il conto al ristorante o aspettarla davanti al parrucchiere dove lei è andata a farsi bella e riaccompagnarla a casa in auto, meglio se dopo aver pagato la sua messa in piega. Ma non finisce qui: un trattamento da principessa prevede anche comportamenti più inconsueti, come portare la ragazza in braccio se è stanca per aver camminato sui tacchi alti o, addirittura, chinarsi per allacciarle le scarpe: anche gli omaggi lussuosi, non solo nel giorno del compleanno o delle ricorrenze, le sorprese e le “coccole” sono esattamente ciò che la “princess” si aspetta. Questo tipo di atteggiamento si contrappone al “bare minimun”, il minimo indispensabile, senza il quale non vale neppure la pena continuare una relazione. Per fare qualche esempio, potremmo ricordare il non dimenticare il compleanno o il giorno di San Valentino, e l’essere premuroso e sensibile quanto basta; ma appunto si tratta di un minimo sindacale, che “spetta di diritto” e al quale non si può venir meno. Il successo sui social media del trattamento da principessa è un fenomeno che riguarda soprattutto le coppie più giovani, appartenenti alla Gen Zeta, cioè i nati tra il ’95 e il 2010; i Millennials, appena più anziani, sembrano ispirarsi a modelli opposti. Una quarantenne avrebbe qualche difficoltà ad accettare di farsi allacciare le scarpe dal partner (quanto meno, se non si trova all’ottavo mese di gravidanza!), gesto molto apprezzato invece dalle aspiranti principesse. E difficilmente accetterebbe di farsi pagare la cena da un corteggiatore di fresca conoscenza, come per sottolineare di essere perfettamente in grado di sostenere economicamente la spesa di metà del conto.
NUOVO ROMANTICISMO O RITORNO A STEREOTIPI DEL PASSATO? – Il “princess treatment” sta facendo molto scalpore perché segna in apparenza il ritorno in auge di alcuni stereotipi legati all’indipendenza e all’emancipazione femminile: accettare certe premure, come il partner che ordina per entrambi al ristorante assumendosi il compito di trattare con i camerieri, riporta a un’epoca in cui le donne erano relegate a un ruolo passivo, nel quale non avevano neppure la facoltà di decidere che cosa mangiare per cena. Le principesse, non a caso, avevano solo il compito di essere belle e, se si mettevano nei guai accettando mele avvelenate da una sconosciuta, potevano sempre contare su un bel principe che accorresse in loro soccorso. Le eroine odierne sono in piena controtendenza anche nelle favole: ormai sono in grado di salvarsi da sole o di ricorrere nel momento del bisogno ad altri tipi di aiuti, provenienti da rapporti di sorellanza e da altre figure femminili di riferimento. Se proprio vogliamo trovare un lato buono in queste premure un po’ zuccherose del Terzo Millennio, ispirate al mondo di Jane Austen o di Bridgerton, potremmo dire che da un lato hanno il merito di riportare in auge il modello maschile di “vero uomo” e dall’altro il far scoprire alle donne di essere meritevoli di mille attenzioni: in fondo, è un bel bagno di autostima.
GALANTERIA Sì, MA CON MODERAZIONE – Analizzando ulteriormente il concetto di “princess treatment” c’è chi legge nel fenomeno un certo desiderio di ritorno a un passato fiabesco e rincuorante, in cui i ruoli dell’uomo e della donna era ben definiti e codificati: questa cristallizzazione di posizioni creava un ordine e un codice di comportamento preciso e rassicurante, per quanto dettato da stereotipi fortemente sessisti. Forse le giovani tiktoker che sognano di essere trattate come principesse non si rendono conto che nel passato una donna non si sarebbe mai sognata di pagare la propria metà del conto a cena perché non possedeva denaro: anche le più ricche non potevano disporre delle loro sostanze perché il loro patrimonio era gestito da mariti, padri o altri parenti maschi. E che il fatto di godere le premure di un compagno implicava accettare che lui prendesse il totale controllo della situazione e della vita di tutti i membri della famiglia. Questo ruolo sottomesso e subalterno per fortuna oggi è in gran parte superato, anche se sopravvivono comportamenti legati a stereotipi sessisti, condannati in modo quasi unanime. Ambire a un “princess treatment” può essere la spia del desiderio di vivere in un orizzonte di fiaba per qualche momento almeno, dimenticando la frenesia della realtà: si tratta di un’aspirazione diffusa, come dimostra Il successo di romanzi, film e di serie televisive come Bridgerton o Downton Abbey, in cui l’uomo ideale resta pur sempre Mr. Darcy. Per quanto riguarda tutti gli altri, giovani o Millennials che siano, continua a valere però la regola che cedere il posto sull’autobus a una signora, giovane o anziana che sia, è solo un gesto di cortesia, sempre valido e ben accetto.