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Alimentazione, la frutta nel bicchiere: smoothies, centrifugati o estratti?

Sono Ideali come pause detox e spuntini, ma ciascuno ha le sue proprietà: scopri le differenze

Alimentazione, la frutta nel bicchiere: smoothies, centrifugati o estratti? - foto 1
istockphoto

Mettono allegria al solo vederli, grazie ai loro colori vitaminici: sono profumati e dolci al palato, ma sono anche leggeri e amici di chi deve perdere qualche chilo di peso.

Sono le bevande home-made a base di frutta come smoothies, frullati, frappé, centrifugati ed estratti. Si basano tutti sullo stesso principio: è frutta, a volte anche verdura, trasformata in forma liquida, da bere fredda. Non sono però la stessa cosa, anche dal punto di vista nutrizionale: in alcuni casi sono bevande davvero leggere e adatte anche a chi vuole dimagrire ma in altri sono più calorici e vanno considerati come uno spuntino ricco o un mini pasto.

CHE COSA SONO - Cominciamo con qualche definizione, per fare chiarezza. Smooth in inglese significa “leggero”, mentre la parola che indica il frullato è “skake”: va da sé che le due bevande non sono uguali. Il frullato è composto da frutta mescolata con latte (a volte sostituito dall'acqua per ottenere un mix più leggero), sminuzzata e miscelata dal frullatore. Lo smoothie, al contrario, non contiene latte, ma yogurt magro, a volte di soia per chi segue un'alimentazione vegana. Il frappé invece è un frullato di frutta al quale viene aggiunto del gelato: ha una consistenza più cremosa, ma è anche molto più calorico.

CENTRIFUGATO O ESTRATTO? - Diverso è il discorso per centrifugati ed estratti: in questi casi non si usa il frullatore e non si aggiungono liquidi per miscelare il composto, ma si beve direttamente il succo contenuto nella frutta o nella verdura prescelta. La centrifuga è un apparecchio nel quale il succo è ottenuto grazie all'azione di una lama sottile che, girando ad altissima velocità, tritura la frutta o la verdura e ne fa uscire il succo sfruttando il potere della forza centrifuga, filtrando il prodotto attraverso un setaccio a fori minuscoli. L'estrattore invece “mastica” gli alimenti attraverso una coclea, ovvero una vite senza fine che non li spezza, ma li spreme estraendone il succo. La differenza tra le due bevande sta soprattutto nella velocità di rotazione degli apparecchi: la centrifuga ruota velocissima e produce calore che, inevitabilmente, ossida i cibi. Gli scarti sono più abbondanti e più umidi, perché non tutto il succo viene spremuto. L'estrattore ruota molto più lentamente e lavora “a freddo”, conservando inalterate vitamine e altre sostanze benefiche: produce meno scarti e circa il 20% di succo in più rispetto a una centrifuga. In conclusione: centrifugati ed estratti sono in ogni caso alimenti salutari e detox, ma dovendo acquistare un apparecchio, è meglio investire un po' di più e preferire un estrattore.

QUALE SCEGLIERE? – Partiamo dal principio che consumare frutta e verdura è sempre salutare, in (quasi) qualunque forma la si proponga. Se vogliamo preparare uno spuntino nutriente o una merenda per i bambini, frullati e smoothies sono più golosi e hanno una consistenza più ricca. Se puntiamo sulle virtù detossinanti e su una bevanda leggera, meglio i centrifugati e, soprattutto, gli estratti. La scelta però può dipendere anche dagli ingredienti che vogliamo utilizzare: alcuni cibi, ad esempio avocado e fichi, ma qualche cautela va adoperata anche con le banane, non possono essere centrifugati né estratti perché non contengono abbastanza liquidi e possono persino danneggiare l'apparecchio: per goderseli, occorre metterli nel frullatore. Le verdure a foglia, invece, danno il meglio di sé nell'estrattore che riesce a “strizzarle” bene, mentre non sono il massimo nella centrifuga perché contengono molta fibra.

COME SI CONSERVA IL SUCCO – Va da sé che l'ideale è consumare la bevanda al momento, appena fatta. All'occorrenza, si può conservare in frigorifero, ma per un intervallo di tempo molto breve: un'ora al massimo dopo di che la frutta a contatto con l'aria comincia ad alterarsi. Meglio produrre il quantitativo giusto e, al limite, ripetere il processo una seconda volta, se si desidera un bis.

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