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No a domiciliari Amanda e Raffaele

Mez, la decisione del gup di Perugia

Il gup di Perugia Paolo Micheli ha respinto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dagli imputati Amanda Knox e Raffaele Sollecito per aver violentato e ucciso la studentessa inglese Meredith Kercher.

Secondo il giudice, lLa giovane americana e lo studente italiano sono soggetti capaci di compiere atti di "brutale violenza". Per questo, dunque, "è imprescindibile" la custodia cautelare in carcere.

In 17 pagine di ordinanza il giudice ha motivato la sua decisione adducendo il pericolo di fuga e la reiterazione del reato, ma non l'inquinamento delle prove.

"Da Amanda e Raffaele brutale violenza"
Nei confronti di Amanda Knox e Raffaele Sollecito - scrive il gup -  "l'ordinamento ha il diritto e il dovere di apprestare al massimo le proprie difese" perché si tratta di soggetti capaci di compiere atti di "brutale violenza. Dinanzi a un soggetto di tal fatta - aggiunge il giudice Micheli - pronto ad inventarsi una serata di sesso facile con un obiettivo facile da aggredire, e disposto a ricorrere a brutale violenza nel sentirsi apporre un semplice e accorato no (il rilievo vale per entrambi gli imputati in ragione del descritto coinvolgimento di ciascuno nell'efferato omicidio di Meredith), l'ordinamento ha il diritto e il dovere" di difendersi. Per questo, dunque, "è imprescindibile" la custodia cautelare in carcere.

"Assoluto disprezzo per gli altri"
Il giudice ha aggiunto che il motivo principale per cui Amanda e Raffaele potrebbero commettere nuovamente atti violenti, e quindi anche uccidere, è che sono persone capaci di "delinquere con tanta leggerezza e con assoluto disprezzo degli altri".

Grido Mez ultimo tentativo di salvezza
Nella ricostruzione della notte dell'omicidio, il gup scrive poi che il grido''raccapriciante'' che una testimone sentì la notte del 1° novembre dell'anno scorso provenire dall'abitazione di via della Pergola 7 a Perugia fu l'ultimo, disperato tentativo di Meredith Kercher di invocare aiuto. Sostenendo che la coltellata mortale arrivò subito dopo l'urlo, Micheli aggiunge: "Una persona grida dalla disperazione anche quando vede che qualcuno si accinge a colpirla, od anche si limita a minacciarla, magari punzecchiandola prima della lesione definitiva con un grosso coltello: è anzi oltremodo ragionevole ipotizzare che quel colpo letale le venne inferto proprio a causa del grido e della immanente invocazione d'aiuto che il grido comportava".

Il legale di Sollecito: "Non ce l'aspettavamo"
"Sinceramente non ce lo aspettavamo", ha dichiarato Marco Brusco del pool difensivo di Sollecito. Il legale ha aggiunto: "Dobbiamo però leggere il decreto, poi decideremo il da farsi".