"Stare in cella è come stare sepolti vivi": è un dolore inimmaginabile quello di Sahar, 40 anni, fuggita da Teheran con la famiglia nel 2018. Ha trascorso un intero anno nel terribile carcere di Evin. Ce lo racconta nel suo negozio a Pavia, lavora come sarta, sta cercando di rifarsi una vita: "Non avevo fatto niente, mi hanno tolto mio figlio". Allʼepoca madre di un bambino di 8 anni lei e il marito erano accusati di essere due sovversivi. Ha subito torture.
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