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Pino Daniele: "All'Arena porterò la musica di ieri, ma anche quella di domani"

Lʼartista presenta a Radio Italia “Nero a metà”, il concerto dellʼ1 settembre allʼArena di Verona in cui riproporrà i brani dellʼomonimo disco del 1980

Pino Daniele a Radio Italia
agenzia

Pino Daniele ha raggiunto i microfoni di Radio Italia per presentare "Nero a metà”, il concerto dell'1 settembre all'Arena di Verona in cui riproporrà i brani dell'omonimo disco del 1980: "Questo concerto si fa perché a casa non trovo più i miei vinili”, ha scherzato Pino, "magari qualche fan me li porterà all'Arena”.

Al live suonerà la formazione originale dell'epoca: "Ci sarà soprattutto la band. Lo scopo era di rivalutare questo lavoro che era importante per diversi aspetti. Era un momento magico, il momento di una canzone napoletana nuova. Ripeterlo è impossibile ma riviverlo sì. E poi c'è l'orchestra che diversifica i concerti degli anni 80. Sicuramente ci sarà la musica di domani, che sto preparando, quella di ieri e molti ospiti".

Pino Daniele: "AllʼArena porterò la musica di ieri, ma anche quella di domani"

La chiacchierata scivola sull'inizio della carriera di Pino, espressione di una forma canzone diversa dal solito: "Sono stato fortunato, erano anni fertili, si suonava nelle cantine e si sperimentava. Io non volevo cantare, volevo far parte di un gruppo. Alla fine, anche ispirato da Tenco, scrissi canzoni in napoletano per esprimere le emozioni che avevo assimilato. Poi incontrai un produttore e incisi 'Terra mia' che vendette 2mila copie. Nell'album successivo inserì 'Je so' pazzo' che feci live per la prima volta all'Arena di Verona durante il Festivalbar... Per non farmi riconoscere mi misi un cappello in testa...”.

Alla domanda sulle differenze tra il ruolo della musica ieri e oggi, Pino risponde così: "Quando ho iniziato io, la musica aveva una funzione sociale mentre oggi ne ha un'altra, soprattutto fra i giovani. Io suono la chitarra, sono un ricercatore, non mi piace il suono elettronico, cerco di suonare nel miglior modo possibile per trovare una soluzione alle canzoni e alla musica. Non sono molto attento al mercato. Prima volevo sempre cercare il pezzo di successo e non vivevo più. Lo dico seriamente: è pericoloso fare il mestiere del cantante. Ora ho smesso di voler stare al centro dell'attenzione, voglio solo suonà”.

La chiusura dell'intervista è dedicata al giudizio di Pino sulla Napoli di oggi, musicale e sociale: "Dal punto di vista artistico, con i 'Rocco Hunt' e i 'Clementino' c'è una nuova leva interessante. Clementino, ad esempio, è molto legato alla sue radici. È già venuto a suonare con noi, è stato straordinario. L'hip hop è un nuovo modo di scrivere e di parlare dei problemi, non solo di Napoli ma di tutta la provincia e del Sud. Riguardo alla città, invece, non so dire se stia meglio rispetto al passato. Si vive diversamente, oggi c'è una comunicazione immediata che ha stravolto totalmente i vecchi parametri. Non sono un profeta, io osservo e cerco di adeguarmi o di portare avanti il mio discorso".

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