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Progetti innovativi a favore delle donne che subiscono abusi e violenza

Progetti innovativi a favore delle donne che subiscono abusi e violenza - foto 1

Il 2016 è un anno caratterizzato da un elevatissimo numero di femminicidi.

Nei primi 10 mesi dell'anno sono state uccise 116  donne.
Le modalità con cui sono stati commessi gli omicidi sono state, in molti casi, efferate, quasi ad indicare una furia cieca, una violenza primordiale del maschio che si rivolge  contro la compagna o l'ex partner.
Non sono mancati i femminicidi di ragazze giovani, di donne in gravidanza, o l'uccisione dei figli, in diversi casi vi è stato anche il suicidio dell'uomo che aveva compiuto gli omicidi.
Tutti i giorni tantissime donne subiscono maltrattamenti, violenze e discriminazioni di ogni genere.  
La percezione dei professionisti che lavorano a tutela delle vittime è che le donne denunciano meno, sconfortate dalla difficoltà e dalla lunghezza degli interventi e dei procedimenti che seguono una denuncia ma anche a causa della necessità di dover dimostrare di essere vittime di fronte alla legge e alla società.
Subire violenza e dover portare prove a sostegno della propria denuncia non è solamente doloroso emotivamente ma anche molto oneroso da un punto di vista economico.
Molte lamentano di essere allontanate con i figli dalla loro casa e dal contesto sociale (quartiere, scuola, lavoro, ecc) per essere inserite in strutture protette; raccontano che non vengono ottemperati gli obblighi di mantenimento dopo la separazione, di doversi sottoporre a decine di valutazioni e perizie di ogni genere e di non riuscire a trovare un lavoro, che spesso hanno perduto in seguito alle violenze, che possa garantire loro un esistenza autonoma, lontana e indipendente dall'uomo che hanno denunciato.
Ma questo calo di denunce e richieste di aiuto alle istituzioni è solo una percezione o è la realtà?
I dati li conosceremo quando verranno forniti a fine anno o nel prossimo rapporto Istat ma la realtà è che in molti Comuni d'Italia sono stati chiusi centri anti violenza presenti da tempo sul territorio nonostante le numerose vittime ancora in carico e assistite. Moltissime le proteste ma anche la determinazione di molte operatrici a voler trovare comunque un modo di aiutare le donne nonostante le difficoltà, il taglio dei fondi, la chiusura dei centri.
Spesso per contrastare la mancanza di fiducia delle donne nelle istituzioni ma anche per raggiungere le vittime che non denunciano sono nati diversi progetti innovativi con l'obiettivo di identificare precocemente l'inizio della violenza domestica e intervenire tempestivamente cercando di garantire il più possibile alle vittime la salvaguardia della loro incolumità all'interno del circostanze di vita quotidiana.
L'obiettivo di molti di questi progetti è formare delle persone all'interno dei contesti di vita e lavorativi delle donne che siano in grado di identificare il più presto possibile le vittime e dare loro un primo aiuto che spesso consiste nell'indirizzarle e accompagnarle verso professionisti esperti e motivati.
Tra i progetti di maggior rilievo possiamo segnalare il servizio a tutela delle gestanti e delle madri vittime di violenza offerto dal Cav dell'ospedale Buzzi di Milano; il progetto a tutela delle donne migranti offerto dai consolati dall'America latina  e dai Caraibi  di Milano, costituitisi in rete anche con partner istituzionali; il progetto Aisha a tutela delle donne musulmane vittime di violenza e un progetto per la tutela delle donne disabili che subiscono  violenza che vede il Pio Istituto dei Sordi di Milano come capofila di una rete di partner e  in connessione  con il network nazionale costituitosi per la tutela delle vittime disabili costituitisi nel 2014 sul territorio nazionale.
Interessante è inoltre la discussione che si è aperta sull'origine della violenza maschile; diversi esperti si sono interrogati su cosa sta accadendo al maschio italiano, sempre più violento, sempre più femminicida.
Tra i contributi più significativi segnaliamo quelli del professor Luigi Zoja, psicoanalista junghiano, le cui riflessioni si sono sviluppate intorno al modificarsi dell'identità maschile e al ruolo del Padre nella nostra società.
E lo psicoterapeuta Mario De Maglie, coordinatore del Centro uomini maltrattanti di Firenze, che si occupa in particolare della presa in carico clinica degli uomini autori di violenza e della formazione di professionisti che operano nel campo.

Dott.ssa Nadia Muscialini
Psicoanalista esperta in violenza di genere
muscialini@me.com