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"Evviva, niente pensione a Caruso"

Mattias Mainiero su Libero

Onorevole No Global, permette il napoletano pernacchio? Glielo dovevamo da quell'aprile 2006: Francesco Saverio Caruso, Ciccio per gli amici, professione "ricercatore sociale", deputato di Rifondazione, varca l'aula di Montecitorio. È uno spettacolo. Per il debutto parlamentare, Ciccio il No Global ha scelto una giacca di velluto scuro é scarpe da ginnastica. La camicia è fuori dai pantaloni. La faccia sempre la stessa, con un filo di barba e non particolarmente espressiva. Qualche tempo dopo dichiarerà: «Hamas è meglio di Mastella». Poi dirà di aver piantato marijuana nei giardini di Montecitorio. Correttezza da perfetto devastatore di piazza E questo signore qui rischiava di avere pure la pensione da parlamentare: un assegno di 3.108 curo, più o meno il doppio di quello che spetta ad un italiano medio. Con una differenza: lui, don Ciccio, i soldi li avrebbe beccati dopo uno scampolo di onorata carriera da giardiniere di Montecitorio. Perla precisione, due anni, sei mesi e un giomo, il minimo per far scattare il vitalizio peri deputati e i senatori eletti per la prima volta. L'italiano medio i soldi li riceve dopo 40 anni di lavoro e contributi. Ma per fortuna il buon dio dei pensionati questa volta ci ha messo una pezza: sciolte le Camere prima della fatidica data di mercoledì 29 ottobre 2008, don Ciccio il rifondarolo se la prende in quel posto Ti, almeno dal pun-to di vista del vitalizio.
Onorevole, non si disperi: se le mancheranno i contanti, può sempre ricorrere a una spesa proletaria. Che ce vo', basta poco: si entra in un supermercato, si dice che la globalizzazione è un vero schifo, si urlano tre o quattro slogan e si toma a casa con salsicce e fiasco di vino. Il banchetto è servito, a spese di quei cretini dei capitalisti. Qualche avvocato provvederà poi a richiedere le attenuanti e qualche giudice archivierà per sopravvenuta prescrizione. Su con la vita, don Ciccillo: se Bertinotti non ti ricandiderà, cosa molto probabile dopo certe imbarazzanti performance parlamentari, almeno il fiasco di vino è assicurato. Intanto, permettici il pemacchio di cui sopra, un lungo, acuto sberleffo all'onorevole che non c'è più.
Un bel pernacchio anche a Wladimiro Guadagno detto Luxuria, globalizzatore sessuale ché alle cronache parlamentari passerà soprattutto per i litigi sui cessi della Camera. Grazie a lui/lei ora sappiamo che anche fare la pipì per un pazlamentare può essere un problema, e non solo per motivi di prostata: si va in quello degli uomini o delle donne? Comprenderete che, in mancanza di un cesso transgender, che è roba politicamente scorretta e filosoficamente inaccettabile, il problema può comportare gravi perdite di dignità, soprattutto se la Gardini si scandalizza. Signori misti, voi che siete uomini e donne a fasi alterne, trattenetela il più alungo possibile: con la prossima le-gislatura, un'apposita commissione parlamentare di inchiesta stabilirà dove farla. Nel frattempo, incrociate le gambe e beccatevi pure voi un bel pernacchio: 3.108 curo di vitalizio per averla fatta tre o quattro volte nel cesso sbagliato o forse in quello corretto era una spesa francamente eccessiva. Pensate un po': noi comuni mortali certe cose riusciamo a farle anche gratis. Se proprio ci scappa, basta un bar. Siamo gente semplice, non penseremmo mai di trasformare la pipì in un affare di Stato.
Pernacchio doppio, esplosivo, per Sergio D'Elia, esponente della Rosa nel pugno, ex di Potere Operaio e poi di Prima Linea. D'Elia faceva il terrorista. È stato condannato in appello a 25 anni di reclusione. La legge sulla dissociazione dal terrorismo gli ha permesso di scontare solo 12 anni anziché il quarto di secolo previsto. I radicali gli hanno dato una mano e lo hanno portato in Parlamento. II resto lo hanno fatto i deputati nominandolo segretario alla presidenza della Camera, carica istituzionale, di prestigio. D'Elia, come si usa dire, ha pagato il suo debito con la giustizia. A noi, però, di pagargli il vitalizio non ci andava tanto giù. Pemacchio, fate voi se doppio o triplo, per Daniele Farina, deputato eletto nelle liste della Sinistra Europea/Rifondazione Comunista e vicepresidente della commissione Giustizia con trascorsi giudiziari per fabbricazione, detenzione e porto abusivo di ordigni esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e cosette varie. Farina, nella legislatura appena morta, si è distinto per aver organizzato incontri e dibattiti al Leoncavallo. Capirete, lui esponente dei Centri sociali, al Leoncavallo era di casa. E di casa è rimasto anche dopo il trasloco a Montecitorio. È un tipo coerente. Coerentemente, può anche dire addio all'assegno vitalizio, roba da parrucconi, non da leoncavaini. Un altro che non dovremo mantenere a nostre spese, lui, Franca Rame, Ferdinando Rossi, il diplomatico palestinese AL Rashid, i peones di centro e centrodestra, sinistra e centrosinistra. Sono 266 i deputati e 115 i senatori che non hanno raggiunto il traguardo del vitalizio. In totale, 381 parlamentari. A 3.000 euro cadauno, il risparmio mensile supera abbondantemente il milione di euro. Che non è una cifra stratosferica, ma che è sempre una cifra che riempie di soddisfazione.
E allora, buon pernacchio, cari lettori. Anzi, 381 sonori pernacchi per i signori fregati dallo scioglimento anticipato delle Camere. Certe belle notizie esigono un accompagnamento sonoro. E mi raccomando, dedicate anche un pensierino particolare a Franco Turigliatto, dissidente di Rifondazione che le ha tentate tutte e che ancora non ha ottenuto la pensione. Fallimenti vari e forse definitivi: dopo quello che è successo, Bertinotti non lo ricandiderà. Per lui discorso chiuso. Per gli altri, rimangono margini di ricandidatura e speranza. Non c'è niente da fare: in Italia le buone notizie non durano mai a lungo.