Riforme, Renzi: chiusura a un passo
La conferenza dei capigruppo del Senato ha stabilito che il ddl Renzi-Boschi approderà in aula il 3 luglio. Il premier sarebbe poi intervenuto sul presidenzialismo chiesto a gran voce dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi: "Aprire la questione ora è inopportuno e intempestivo"
"Siamo a un passo dalla chiusura" dell'accordo sulle riforme costituzionali.
La conferenza dei capigruppo del Senato ha stabilito che il ddl Renzi-Boschi approderà in aula il 3 luglio, e questo poco dopo che Silvio Berlusconi aveva confermato l'impegno proprio e di Forza Italia all'approvazione tanto delle riforme costituzionali che di quella elettorale. Restano da mettere a punto dei "dettagl".
Certo l'intesa ancora non c'è sulle modalità di elezione del Senato, dato che il ddl del governo dà troppo spazio ai sindaci (che in questo momento sono quasi tutti di sinistra). "La riforma del Senato squilibra lo Stato a favore dell'Anci e lo consegna alla sinistra. Fi mantiene impegni con Renzi ma c'è ancora da trovare l'intesa sul sull'elezione dei senatori ed io sono sicuro che la troveremo", ha spiegato Berlusconi annunciando un prossimo incontro tra il ministro Maria Elena Boschi e il capogruppo di Fi al Senato Paolo Romani per mettere a punto i "dettagli". Dopo di che ci dovrebbe essere il suo incontro con Matteo Renzi.
Come sarà il nuovo Senato -
Sembra perciò superata la querelle tra Senato eletto direttamente dai cittadini e Senato eletto dagli amministratori di ciascuna Regione, quindi indirettamente. Per Berlusconi è importante che il Senato rappresenti il più proporzionalmente possibile i partiti presenti in ciascuna Regione. Anche la Lega, dopo aver incassato l'attribuzione alle Regioni di maggiori competenze legislative, non farà barricate su questo.L'intesa a cui si lavora è che ciascuna Regione abbia un numero si senatori proporzionato al numero di abitanti (e non un numero uguale per tutti come dice il ddl del governo). Inoltre i sindaci non sarebbero più la metà, ma un terzo o anche un quarto. Resta da definire la platea degli elettori: se fossero i consigli regionali il centrosinistra sarebbe ancora maggioritario, mentre Fi chiede una "proporzionalizzazione" sui voti dei cittadini per le elezione dei Consigli e non sul numero dei consiglieri.