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Gravina,"Credo bambini siano morti"

Le conclusioni del procuratore di Bari

"Credo che i bambini siano morti.

Umanamente mi posso augurare che siano vivi, ma dal punto di vista inquirente vi dico di credere che siano morti". E' la conclusione del procuratore della Repubblica di Bari, Emilio Marzano, parlando della sorte di Francesco e Salvatore Pappalardi, i fratelli di 13 e 15 anni scomparsi dalla loro casa di Gravina in Puglia, nel Barese, il 5 giugno 2006.

L'affermazione del procuratore sarebbe indotta - a quanto ha appreso l'agenzia Ansa - da una lettura articolata delle acquisizioni investigative raggiunte sinora che potrebbero portare ad aggravare la posizione del papà dei due fratellini, Filippo Pappalardi, autotrasportatore di 41 anni.

Nell'inchiesta sulla scomparsa dei fratellini, l'uomo è indagato per sequestro di persona: agenti della squadra mobile della Questura di Bari gli hanno nei giorni scorsi notificato un avviso di proroga delle indagini preliminari per ulteriori sei mesi.

Secondo la relazione conclusiva che la squadra mobile ha consegnato recentemente in procura, invece, Filippo Pappalardi potrebbe aver provocato la morte dei suoi bambini mentre li stava punendo.

La reazione della madre
"Non accetterei mai una cosa del genere. L'ipotesi che i miei due bambini possano essere morti mi toglierebbe anche l'ultimo filo di vita che mi è rimasto. Togliermi loro significa togliermi la vita". Lo dice Rosa Carlucci, la mamma di Francesco e Salvatore Pappalardi, dopo le parole del procuratore della Repubblica di Bari, Emilio Marzano, che ha detto di credere "dal punto di vista inquirente" che "i bambini siano morti". "E' vero che ho un'altra figlia - dice Carlucci - ma loro due erano unici perché sapevano dare amore e ridarmi il sorriso che la vita, in più occasioni, mi ha tolto. Se me li hanno uccisi - dice in lacrime al telefono - so che non avrò mai la forza di perdonare l'autore di un fatto simile, chiunque sia stato".

"Si torni a cercare in Romania"
La madre dei bambini scomparsi rilancia poi la pista romena. "Se continuano ad arrivare segnalazioni sulla presenza dei bambini in Romania - afferma - io chiedo di essere coinvolta, di conoscere i particolari forniti perché posso essere in grado di aiutare polizia e magistratura. E poi chiedo che si torni in Romania per fare altre verifiche". Rosa Carlucci aggiunge: "Quando ci sono segnalazioni di questo genere, è giusto che ci vengano riferite per poterle verificare insieme, perché per me un particolare potrebbe essere rilevante per poter affermare se si tratta o meno dei miei figli".