la reazione dei mercati

Petrolio alle stelle dopo l'attacco israeliano: Brent verso i 75 dollari il barile ma potrebbe arrivare a 150

Aumenti del 9% per Wti e Brent sui mercati asiatici. Il greggio cancella le perdite di inizio anno mentre gli analisti ipotizzano scenari fino a 130-150 dollari al barile

13 Giu 2025 - 08:46
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I prezzi del petrolio hanno registrato un'impennata straordinaria dopo gli attacchi militari condotti da Israele nel cuore dell'Iran, riaccendendo i timori di un'escalation in una regione che rappresenta un terzo della produzione mondiale di greggio. Il greggio sui mercati asiatici fa registrare aumenti di circa il 9%, con il Wti che si attesta a 73,92 dollari e il Brent a 75,10 dollari al barile. Si tratta del maggior rialzo intraday da marzo del 2022, quando l'invasione russa dell'Ucraina scatenò un'analoga corsa dei prezzi energetici.

Non da meno il greggio americano che insieme al Brent registra rialzi del 9%. La forte volatilità si riflette anche sui mercati finanziari, con l'oro che beneficia del clima di incertezza guadagnando quasi l'1,5% e avvicinandosi al record di 3.500 dollari l'oncia.

L'offensiva israeliana, secondo quanto dichiarato dal primo ministro Benjamin Netanyahu, è diretta contro il programma nucleare e l'apparato militare di Teheran. L'Iran ha promesso una dura risposta attraverso la Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei, che ha confermato la morte di diversi comandanti e scienziati negli attacchi.

"Siamo tornati in un contesto di forte incertezza geopolitica che richiede l'inclusione di un premio di rischio maggiore per eventuali interruzioni dell'offerta di petrolio", ha spiegato Warren Patterson, strategist di Ing, a "Milano Finanza". L'improvvisa impennata del prezzo dell'oro nero ha cancellato le perdite accumulate da inizio anno, causate dalle tensioni commerciali globali e dalla decisione dell'Opec+ di riattivare la capacità produttiva più rapidamente del previsto.

Gli scenari prospettati dagli analisti disegnano un quadro preoccupante. In settimana JP Morgan Chase ha avvertito che, in uno scenario estremo in Medio Oriente, i prezzi potrebbero toccare i 130 dollari al barile. Se dovessero essere colpiti gli asset iraniani di trasporto e produzione, potrebbero essere a rischio fino a 1,7 milioni di barili al giorno. In questo caso, secondo le stime di Ing, il Brent potrebbe arrivare a 80 dollari, stabilizzandosi probabilmente intorno a 75.

Ma a preoccupare i mercati è soprattutto lo scenario dello Stretto di Hormuz tra Iran e Oman, oggi centro nevralgico delle esportazioni di idrocarburi via mare da parte dei Paesi arabi del Golfo Persico e dell'Iran. Questo passaggio strategico vede transitare circa un quarto del commercio mondiale di petrolio. Se si verificassero disagi in questa regione, potrebbero essere a rischio fino a 14 milioni di barili al giorno, con i prezzi che potrebbero volare fino a 120 dollari. In caso di conflitto prolungato, gli esperti non escludono nuovi record oltre la soglia di 150 dollari toccata nel 2008. E un aumento prolungato dei costi energetici rischierebbe di alimentare l'inflazione globale, complicando il lavoro delle banche centrali, Federal Reserve inclusa, già alle prese con le conseguenze delle tensioni commerciali.

Nonostante le preoccupazioni, esistono ancora margini per contenere l'escalation dei prezzi. I membri dell'Opec+, inclusa l'Arabia Saudita, dispongono di ampia capacità produttiva inutilizzata che potrebbe essere rapidamente attivata. Inoltre, l'Agenzia Internazionale per l'Energia potrebbe coordinare il rilascio delle scorte d'emergenza per stabilizzare i mercati.

La crisi arriva in un momento delicato per la diplomazia. Prima dell'attacco israeliano, Stati Uniti e Iran avevano programmato un sesto ciclo di colloqui nucleari in Oman per domenica, ma ora lo stato delle negoziazioni appare incerto. 

Molto dipenderà dalla reazione iraniana nelle prossime ore. I mercati del petrolio, dopo anni di relativa stabilità, si trovano nuovamente sotto i riflettori della geopolitica mondiale, con conseguenze che potrebbero ripercuotersi sull'economia globale per mesi.

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