Dal 1° ottobre oltre un milione di veicoli rischia lo stop: rottamazioni, incentivi o sharing per affrontare una transizione che pesa sui bilanci familiari
Il conto alla rovescia è iniziato. Dal 1° ottobre 2025, in quattro delle regioni più popolose d'Italia - Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna - i diesel Euro 5 dovranno rimanere fermi. Non si tratta di un'emergenza improvvisa: il provvedimento era stato annunciato anni fa, ma ora la data è definitiva e riguarda oltre un milione di automobilisti.
L'obiettivo è chiaro: ridurre drasticamente le emissioni di ossidi di azoto e polveri sottili che continuano a soffocare le città del Nord Italia. Ma per chi possiede ancora uno di questi veicoli, spesso perfettamente funzionanti, la domanda è una sola: che fare? Ecco le alternative con i relativi costi.
La buona notizia è che le alternative esistono, anche se ognuna ha i suoi pro e i suoi contro. Ecco tutte le opzioni sul tavolo:
Qui arriva il punto dolente. I numeri parlano chiaro e non sono incoraggianti per molte famiglie italiane.
L'allarme arriva anche dalle autocarrozzerie italiane, che vedono nero per il prossimo autunno. Secondo Federcarrozzieri, lo stop ai diesel Euro 5 "causerà un effetto tsunami sul mercato dell'automotive portando a enormi rincari dei prezzi delle autovetture a tutto danno degli automobilisti delle 4 regioni".
I numeri che presenta l'associazione sono impressionanti: oltre 1,3 milioni di veicoli diventeranno "fuorilegge" dal 1° ottobre, impossibilitati a circolare nei giorni feriali dalle 8:30 alle 18:30 nei grandi comuni. "Si tratta di auto non certo datate o obsolete - sottolinea Federcarrozzieri - immatricolate tra il 2009 e il 2015, anno in cui si passò allo standard Euro 6".
La previsione è di un mercato in tilt: "La maggiore domanda di vetture a norma farà schizzare alle stelle i prezzi dell'usato, e anche i listini del nuovo subiranno ritocchi al rialzo". Un quadro già compromesso dal caro-energia e dalla guerra in Ucraina: il prezzo medio di un'automobile in Italia è schizzato dai 21mila euro del 2019 ai 29.300 del 2024, con una crescita del 39,5%.
"In Italia abbiamo il parco auto circolante più vecchio d'Europa, e nessun governo è intervenuto con efficaci politiche di incentivazione - conclude il presidente Galli -. A fronte di misure fortemente restrittive, il governo deve ora riconoscere incentivi e sussidi a chi passa a una autovettura ecologica".
Sull'anzianità delle vetture italiane insiste anche Gianluca Pellegrini, direttore di Quattroruote: "L'Italia ha uno dei parchi auto più vecchi e numerosi d'Europa, con oltre 41 milioni di veicoli in circolazione". Ospite di Tgcom24 il giornalista va dritto al cuore del problema: "Prima della pandemia un'auto nuova costava mediamente 19mila euro, oggi siamo a 30mila. Il problema è che il potere d'acquisto non è cresciuto allo stesso ritmo".
Secondo Pellegrini, il blocco dei diesel Euro 5 rischia di trasformarsi in una tagliola sociale: "Chi non ha mezzi per rinnovare l'auto resta escluso dalla mobilità. Servono politiche di lungo periodo che accompagnino il rinnovo del parco auto, non provvedimenti dell'ultimo minuto che penalizzano chi già fatica ad arrivare a fine mese".
Il direttore punta il dito contro quella che definisce "cultura dell'emergenza": "Continuiamo a rimandare e poi ci troviamo a gestire situazioni esplosive. Il tema ambientale è sacrosanto, ma non può diventare un costo insostenibile per milioni di famiglie".