rottamazione obbligata in 4 regioni

Diesel Euro 5 al bando: quanto costerà agli automobilisti e quali sono le alternative

Dal 1° ottobre oltre un milione di veicoli rischia lo stop: rottamazioni, incentivi o sharing per affrontare una transizione che pesa sui bilanci familiari

11 Giu 2025 - 15:13

Il conto alla rovescia è iniziato. Dal 1° ottobre 2025, in quattro delle regioni più popolose d'Italia - Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna - i diesel Euro 5 dovranno rimanere fermi. Non si tratta di un'emergenza improvvisa: il provvedimento era stato annunciato anni fa, ma ora la data è definitiva e riguarda oltre un milione di automobilisti.

L'obiettivo è chiaro: ridurre drasticamente le emissioni di ossidi di azoto e polveri sottili che continuano a soffocare le città del Nord Italia. Ma per chi possiede ancora uno di questi veicoli, spesso perfettamente funzionanti, la domanda è una sola: che fare? Ecco le alternative con i relativi costi.

Sei strade per non rimanere a piedi

 La buona notizia è che le alternative esistono, anche se ognuna ha i suoi pro e i suoi contro. Ecco tutte le opzioni sul tavolo:

  • Cambiare auto completamente resta la soluzione più ovvia ma non sempre la più accessibile. Si può puntare su un veicolo nuovo - almeno Euro 6, ibrido o elettrico - oppure orientarsi sull'usato recente, dove però i prezzi stanno già lievitando per l'aumento della domanda.
  • Il sistema della scatola nera potrebbe essere la salvezza per molti. Con il sistema Move-In, installando un dispositivo GPS da circa 50 euro, si può continuare a circolare anche durante i blocchi. Il limite? Massimo 9mila chilometri all'anno in Lombardia e Veneto. Perfetto per chi usa l'auto solo nel weekend.
  • I kit retrofit rappresentano una frontiera ancora poco esplorata in Italia. Si tratta di dispositivi che riducono le emissioni installabili anche su auto esistenti, ma l'offerta è limitata e molti prodotti sono ancora in fase di omologazione.
  • Per chi vive in città, car sharing e noleggio a lungo termine stanno diventando alternative sempre più concrete. Il primo conviene a chi percorre pochi chilometri occasionalmente, il secondo offre un'auto sempre nuova con rate fisse mensili.
  • Infine, c'è sempre l'opzione di potenziare l'uso del trasporto pubblico - dove funziona - o sfruttare incentivi statali e regionali che possono alleggerire il conto della transizione.

Il nodo dei costi: quanto pesa davvero il cambiamento

 Qui arriva il punto dolente. I numeri parlano chiaro e non sono incoraggianti per molte famiglie italiane.

  • Un'auto nuova oggi costa mediamente tra i 15mila e i 20mila euro per un'utilitaria, ma può arrivare facilmente oltre i 30mila per modelli più spaziosi. Gli incentivi statali sono di fatto in via di definizione e in alcuni casi potrebbero essere consistenti. Qui tutto quello che sappiamo finora sull'argomento.
  • L'usato Euro 6 sembrava la via di fuga più economica, con prezzi tra 10mila e 15mila euro. Ma il mercato si sta già scaldando: troppa gente cerca la stessa cosa, e i listini stanno salendo di conseguenza.
  • Il Move-In costa pochissimo - circa 50 euro il primo anno e 20 euro quelli successivi - ma ha il limite del chilometraggio, anche se 9mila chilometri all'anno spesso sono più che sufficienti.
  • I kit retrofit si muovono tra 1.400 e 3.300 euro, una via di mezzo interessante se l'omologazione decollerà davvero.
  • Noleggio a lungo termine e car sharing partono da 250-300 euro al mese per il primo, mentre il secondo conviene solo a chi usa poco l'auto.
  • Il trasporto pubblico resta l'opzione più economica - 300-500 euro l'anno per un abbonamento urbano - ma funziona solo dove il servizio c'è e funziona bene.

Federcarrozzieri: "Sarà un effetto tsunami"

 L'allarme arriva anche dalle autocarrozzerie italiane, che vedono nero per il prossimo autunno. Secondo Federcarrozzieri, lo stop ai diesel Euro 5 "causerà un effetto tsunami sul mercato dell'automotive portando a enormi rincari dei prezzi delle autovetture a tutto danno degli automobilisti delle 4 regioni".

I numeri che presenta l'associazione sono impressionanti: oltre 1,3 milioni di veicoli diventeranno "fuorilegge" dal 1° ottobre, impossibilitati a circolare nei giorni feriali dalle 8:30 alle 18:30 nei grandi comuni. "Si tratta di auto non certo datate o obsolete - sottolinea Federcarrozzieri - immatricolate tra il 2009 e il 2015, anno in cui si passò allo standard Euro 6".

La previsione è di un mercato in tilt: "La maggiore domanda di vetture a norma farà schizzare alle stelle i prezzi dell'usato, e anche i listini del nuovo subiranno ritocchi al rialzo". Un quadro già compromesso dal caro-energia e dalla guerra in Ucraina: il prezzo medio di un'automobile in Italia è schizzato dai 21mila euro del 2019 ai 29.300 del 2024, con una crescita del 39,5%.

"In Italia abbiamo il parco auto circolante più vecchio d'Europa, e nessun governo è intervenuto con efficaci politiche di incentivazione - conclude il presidente Galli -. A fronte di misure fortemente restrittive, il governo deve ora riconoscere incentivi e sussidi a chi passa a una autovettura ecologica".

La diagnosi dell'esperto: "Un sistema in tilt"

 Sull'anzianità delle vetture italiane insiste anche Gianluca Pellegrini, direttore di Quattroruote: "L'Italia ha uno dei parchi auto più vecchi e numerosi d'Europa, con oltre 41 milioni di veicoli in circolazione". Ospite di Tgcom24 il giornalista va dritto al cuore del problema: "Prima della pandemia un'auto nuova costava mediamente 19mila euro, oggi siamo a 30mila. Il problema è che il potere d'acquisto non è cresciuto allo stesso ritmo".

Secondo Pellegrini, il blocco dei diesel Euro 5 rischia di trasformarsi in una tagliola sociale: "Chi non ha mezzi per rinnovare l'auto resta escluso dalla mobilità. Servono politiche di lungo periodo che accompagnino il rinnovo del parco auto, non provvedimenti dell'ultimo minuto che penalizzano chi già fatica ad arrivare a fine mese".

Il direttore punta il dito contro quella che definisce "cultura dell'emergenza": "Continuiamo a rimandare e poi ci troviamo a gestire situazioni esplosive. Il tema ambientale è sacrosanto, ma non può diventare un costo insostenibile per milioni di famiglie".

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