Il nuovo giorno festivo istituito per celebrare il patrono d'Italia accende il dibattito: Confindustria stima un impatto da 3,6 miliardi di euro, ma per la Camera si tratta di un peso "trascurabile"
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Una festa simbolica che divide e accende il dibattito. Il 4 ottobre diventerà ufficialmente una nuova festività nazionale in onore di San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia. Una decisione accolta con favore da una parte del mondo politico, ma che solleva interrogativi non secondari sul piano economico. Secondo le stime del Centro Studi di Confindustria, il giorno aggiuntivo di stop costerà complessivamente circa 3,6 miliardi di euro all'anno, tra mancata produttività e stipendi erogati. La maggior parte del peso - circa l'80,5%, pari a 2,98 miliardi di euro - ricadrà sulle spalle delle imprese private, il restante 19,5% (circa 720 milioni) graverà sul settore pubblico.
Il primo impatto dal 2027 La nuova festività non entrerà in vigore da subito. Il primo anno utile sarà il 2026, ma in quell'occasione il 4 ottobre cadrà di domenica, riducendo al minimo l'impatto economico. Gli effetti reali si faranno sentire solo a partire dal 2027, quando la giornata festiva comincerà a comportare l'effettivo stop delle attività produttive e il pagamento degli stipendi senza prestazione lavorativa. Per mitigare l'impatto sul pubblico impiego, la legge prevede un fondo ad hoc da 10,68 milioni di euro per retribuire i dipendenti statali in servizio durante la festività. Tuttavia, la cifra è ben lontana dai 720 milioni stimati da Confindustria per il solo settore pubblico.
Stime divergenti Le valutazioni fornite dagli industriali, tuttavia, non trovano concordi tutti gli osservatori. Il Centro Studi della Camera dei Deputati, ad esempio, ha offerto un'analisi più cauta, sostenendo che l'introduzione della nuova festa potrebbe avere un impatto economico limitato, poiché molte aziende sarebbero in grado di recuperare le ore perse o mitigare le perdite in altri modi. Secondo questa visione, la nuova festività avrebbe conseguenze "di entità trascurabile" sul Pil nazionale.
A difendere con forza la scelta è Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati e primo promotore della legge: "Abbiamo fatto una riflessione seria - spiega - e crediamo che questa non sia una spesa, ma un investimento nella coesione del Paese". Per Lupi, le festività nazionali non devono essere viste solo come un giorno libero, ma come occasioni di riconoscimento collettivo, capaci di rafforzare il senso di unità e identità nazionale.